Perché Lorena Granori in quanto donna è stata esclusa dal Palio della Stella

Da 7 anni la giovane cavallerizza Lorena chiede di poter partecipare al Palio del suo paese; ma le viene negato, perché lo Statuto non prevede la partecipazione di donne. E lei parla di discriminazione.

Qualcuno (più d’uno, in realtà) pensa tuttora che esistano attività e pratiche da dividere in base al genere, e spesso le motivazioni con cui si cerca di giustificare questa filosofia affondano le radici in consuetudini e prassi piuttosto antiquate.

Accade una cosa del genere a Sacrofano, ad esempio, borgo di circa 8 mila anime che si trova a nord di Roma, che dal 1994 ospita, a settembre, il Palio della Stella, rievocazione storica in costume medievale ispirata alla storia d’amore tra Tommasina e il cavaliere Desiderio, che per conquistarla dovette superare delle prove di destrezza. Da 7 anni Lorena Granori vive sulla propria pelle una fortissima discriminazione, da quando, cioè, nel 2014 le fu impedito di partecipare al Palio in quanto donna.

L’allora diciottenne Lorena si è sentita rispondere picche dagli organizzatori della manifestazione che hanno accampato la scusa della “favola”, spiegando appunto che “la favola da cui prende vita il Palio non prevede la partecipazione di un’amazzone, ma solo di cavalieri”, e da quel momento ogni sua richiesta è stata respinta, per la solita ragione, scritta nero su bianco sia nello Statuto della gara che nel verbale dell’assemblea del Comitato delle Contrade del 1° settembre 2014. Fino a quando la ragazza non ha deciso di denunciare la situazione alla sezione romana di Repubblica.

Per me è una sconfitta personale, mi vergogno che Sacrofano, il Comune in cui sono nata, sia ridotto in queste condizioni. Siccome sono una donna mi vietano di partecipare a una tradizione con cui sono cresciuta e che sento mia, proprio come i miei amici maschi che invece possono gareggiare.

Il comitato organizzatore si è difeso spiegando che “il Palio della Stella ha sempre fatto partecipare molte donne in tanti ruoli. Sfilano come dame e tamburine, partecipano come presidenti o capitano”. Peccato, però, che Lorena voglia un altro ruolo, quello che le compete in quanto appassionata di ippica e cavallerizza.

“Non vi è nessuna rispondenza tra la storia dalla quale il Palio nasce con la partecipazione di un’amazzone” disse nel 2014 il presidente della Contrada Bicetti, parlando anche a nome di altre contrade, come quella Monte del Casale, Martini, Ala Musina, Petruscheto; ma Enrico Granori, padre di Lorena e presidente della Contrada delle Valli, parlò allora di votazione “illegittima e discriminatoria”, spiegando che, non disponendo di un cavaliere, la contrada aveva avanzato il nome della ragazza.

Sette anni fa la vicenda arrivò persino sul tavolo politico – il Palio è patrocinato dalla Regione Lazio -, quando due consiglieri di minoranza promossero un’interrogazione all’assessore al Turismo e Spettacolo e al sindaco di Sacrofano allora in carica, scrivendo: “A quanto noto, a seguito di un’assemblea frettolosamente convocata l’amazzone veniva esclusa perché non rispondente al quadro storico/leggendario rappresentato nel Palio della Stella ma questo, avendo valenza solo dal punto di vista coreografico, non avrebbe dovuto essere discriminatorio se la ragazza avesse vestito idoneamente i panni e le sembianze da cavaliere come altre avevano già fatto in passate edizioni”.

Sullo stesso punto, del resto, aveva ribattuto la stessa Lorena due anni fa:

Non è pensabile che nel 2019, in un Comune alle porte di Roma, si possa vietare qualcosa ad una persona in quanto donna, peraltro nell’ambito di manifestazioni patrocinate da un Comune e finanziate anche con il contributo della Regione Lazio. Anche a Siena le donne possono correre e nei primi anni del nostro palio, a metà Anni 90, le donne hanno partecipato come cavalieri.

Anche se Enzo Scianetti, allora vicepresidente del Comitato delle Contrade, ha dichiarato al foglio locale Nero su bianco news che “alla prima edizione, allora Corsa della Stella in onore di Sant’Antonio Abate nel gennaio del 1994, parteciparono solo due amazzoni con risultati risibili”, spiegando quindi che la partecipazione di un’amazzone risulterebbe “incongruente con il Regolamento stesso firmato, accettato e rispettato da tutti per venti anni”. Insomma, com’è logico aspettarsi ciascuno si mantiene saldo sulla propria posizione.

Le speranze per un cambiamento erano riposte nella neoeletta sindaca di Sacrofano, Patrizia Nicolini, che nel 2019 a Dire spiegava:

È una vicenda che appartiene al passato, da donna non posso che essere solidale con l’esigenza di una parità di genere in tutte le attività, anche in questa. Ne terremo conto per il prossimo Palio, lo Statuto va approfondito per capire quali sono gli ostacoli e poi rimuoverli. Visto che siamo stati anche inseriti nell’albo regionale delle rievocazioni storiche dovremo anche andare a capire quali sono i requisiti. Lavorerò per arrivare alla 27esima edizione del palio di settembre 2020 a far gareggiare uomini e donne.

Complice il Covid, l’edizione 2020 ovviamente non si è disputata, ma a quanto si può capire dallo sfogo di Lorena a Repubblica le cose non sembrano cambiate, neppure sotto la guida della sindaca. E, per il momento, ancora adesso dal Comune tutto tace.

Ok la rievocazione storica e, quindi, il volersi mantenere fedeli a una determinata contestualizzazione; ok anche l’esistenza di uno Statuto, che detta delle regole ma che non è certamente inviolabile o immodificabile, ma probabilmente non assisteremmo a nulla di trascendentale, o in grado di rovinare la manifestazione, se si permettesse a una donna di salire a cavallo, vestita esattamente come tutti gli altri cavalieri. C’è riuscita Giovanna d’Arco nel 1400, nel vero Medioevo…

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