Ha chiuso la moglie in auto e poi le ha dato fuoco, e quando la donna è riuscita a uscire dalla vettura ha cercato di ucciderla a mani nude. La vittima, la sessantenne Maria Arcangela Turturo, è stata portata di urgenza in ospedale, dove, prima di spirare, avrebbe raccontato alla figlia e alla polizia cosa le era successo.

“Mi voleva uccidere, mi ha messo le mani alla gola, mi ha chiuso in auto con le fiamme”, queste sarebbero state le sue ultime parole; e sulla base di queste adesso l’uomo, Giuseppe Lacarpia, è in stato di fermo, con l’accusa di omicidio volontario premeditato e aggravato. A incastrarlo, però, oltre all’accusa della moglie, anche un video di 15 secondi realizzato da una coppia di fidanzati che, spaventati nel vedere l’auto in fiamme e pensando a un incidente, avrebbero filmato l’intero delitto urlando anche all’uomo “Ma cosa stai facendo?”

Secondo le ricostruzioni della polizia tutto sarebbe avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 ottobre a Gravina di Puglia: la coppia rientrava da una festa di compleanno, erano a pochi km da casa quando Lacarpia ha sterzato violentemente l’auto, facendola finire contro un muro. Il suo piano era dargli fuoco, mentre la moglie si trovava ancora all’interno dell’abitacolo. Una trappola da cui Maria Arcangela Turturo è comunque riuscita a uscire, senza tuttavia riuscire a mettersi in salvo, visto che il marito l’ha raggiunta cercando di strangolarla a mani nude e spezzandole varie ossa, schiacciandola col peso del suo corpo.

Inutile, come detto, la corsa all’ospedale di Altamura, dove prima di morire la donna avrebbe detto alla figlia quanto era accaduto. Poche settimane prima, a un’altra delle figlie, Turturo aveva detto “Mi ucciderà”, riferendosi al marito, un uomo con problemi neurologici che 15 anni fa era già stato in carcere per aver tentato di uccidere il figlio, intervenuto nel tentativo di sedare una lite tra i genitori.

Del resto, delle abitudini violente di Lacarpia sapevano tutti, figli compresi: “Era violento, si ammazzavano di botte”, avrebbe dichiarato una delle figlie, parlando di liti frequenti. “Stava da me o da mia sorella 10 giorni e poi tornava a casa”, avrebbe riferito.

Per la ragazza, dopo la morte dei nonni paterni, avvenuta 5 o 6 anni fa, “mio padre sembrava depresso e mia madre lo fece visitare: gli riscontrarono l’Alzheimer e la demenza senile. Fu ricoverato in psichiatria perché aveva tentato il suicidio. Uscito dall’ospedale tentò nuovamente il suicidio, dopo aver assunto troppi farmaci, e dopo essere stato ricoverato, lui tornò a casa con una cura che ha seguito per circa due anni. […] I dottori avevano detto a mamma che doveva stargli un po’ dietro, non lasciarlo da solo, ma non era in condizioni di incapacitò o di non essere in grado di badare a se stesso”.

Eppure, secondo le testimonianze della figlia, Lacarpia avrebbe premeditato di uccidere la moglie; questa è l’idea su cui lavorano gli investigatori: “Voleva andar con la sua macchina – avrebbe raccontato la giovane prima della convalida dell’arresto del padre – doveva guidare lui a tutti i costi. Noi abbiamo anche provato a insistere per fargli cambiare idea, ma lui si era incaponito diventando anche aggressivo con frasi del tipo: ‘Basta ho detto che ci devo andare io con la mia macchina!’ Mio padre fin dall’inizio dell’organizzazione di questa festa ci aveva detto che voleva andare con la sua macchina”.

La madre le avrebbe ribadito l’intenzione del padre, che dopo la festa di famiglia, a Villa Maresciallo, aveva promesso di portarla a comprare uno yogurt; un’iniziativa che l’aveva lasciata sorpresa, “in quanto non era mai successo che papà le proponesse cose di questo genere”.

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