Il matrimonio gay, in Svizzera, è legale. A deciderlo è stato il referendum del 26 settembre, in cui il 64,1% dei cittadini si è espresso a favore delle nozze tra persone dello stesso sesso. “È una emozione enorme. Questa è una giornata storica per la Svizzera che, finalmente, entra in un mondo moderno, liberale, fatto di rispetto e di amore“, ha dichiarato Lisa Mazzone, deputata ecologista di Ginevra. Una vittoria netta del sì, quindi, che ha dato un duro colpo alla destra conservatrice e sovranista.

A favore del no si sono infatti schierati tre partiti: L’Udc, il partito sovranista di maggioranza nel Parlamento svizzero, l’Unione Democratica Federale e il Partito Evangelico Popolare. Si tratta della parte più tradizionalista, conservatrice e legati ai valori cristiani. La maggioranza di voti favorevoli alle unioni gay, invece, è arrivata dalle donne e dai giovani, che si sono espressi per portare la Svizzera al pari di altri paesi più progressisti.

Già nel 2020 il Parlamento aveva approvato una legge a favore delle unioni omosessuali, ma i partiti di destra avevano raccolto abbastanza firme per fare in modo che questa fosse rimessa in discussione e che dovesse essere sottoposta a referendum. Detto fatto: la vittoria del sì è stata schiacciante in tutti i cantoni: dal 62,7% nei Grigioni, al 61,5% nel Nidvaldo, fino al 73,95 a Basilea. Un risultato che si va ad aggiungere alla legge, promulgata sempre nel 2020, secondo cui l’omofobia è considerata reato.

Grazie al voto espresso dai cittadini elvetici, per le coppie gay si apre anche la possibilità di avere dei figli con adozione congiunta, e non soltanto tramite il riconoscimento del figlio di uno dei partner; le donne, inoltre, hanno la possibilità di accedere alle donazioni di spermatozoi. Resta però vietato l’anonimato del seme, così come il cosiddetto utero in affitto o la donazione degli ovuli.

La Svizzera si unisce quindi ai già numerosi Paesi europei in cui i matrimoni gay sono approvati dalla legge, come Francia, Spagna, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi e Austria. Tra questi manca, invece, l’Italia, in cui restano possibili soltanto le unioni civili.

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