Meghan Markle: "Ho avuto un aborto: perdere un figlio è un dolore insopportabile"

Meghan Markle ha pubblicato un editoriale sul New York Times in cui racconta la dolorosa esperienza di un aborto spontaneo, e lo fa con parole toccanti con cui incoraggia le donne a condividere il dolore per un fatto ancora considerato tabù e vissuto con vergogna, e non soffocarlo dentro di sé, per iniziare un cammino di guarigione che parte spesso da una semplice domanda: Come stai?

La Duchessa del Sussex Meghan Markle ha rivelato di avere avuto un aborto spontaneo. Lo ha scritto in un editoriale per il New York Times in cui, oltre a raccontare la dolorosa vicenda che l’ha toccata in prima persona, parla dell’importanza della condivisione e del processo di guarigione che può iniziare da due semplici ma potentissime parole: Come stai? 

Era una mattina di luglio che iniziava come ogni altro giorno: Preparare la colazione. Dare da mangiare ai cani. Prendere le vitamine. Trovate quel calzino mancante. Raccogliete il pastello che è rotolato sotto il tavolo. Raccolgo i miei capelli in una coda improvvisa prima di prendere mio figlio dalla culla. Dopo avergli cambiato il pannolino, ho sentito un forte crampo. Mi sono buttata a terra con lui in braccio, canticchiando una ninna nanna per tenerci entrambi calmi, la melodia allegra un contrasto netto con la mia sensazione che qualcosa non andasse bene. Mentre stringevo il mio primogenito sapevo che stavo perdendo il mio secondo figlio.

Esordisce così l’ex attrice 38enne, sul giornale americano, in cui si firma solo come madre e attivista, rivelando un episodio intimo della vita privata e come, durante quel momento di sofferenza, ha realizzato l’importanza della condivisione dei propri sentimenti, come primo passo per iniziare un cammino di guarigione.

Ore dopo, mi sono sdraiata in un letto d’ospedale, tenendo la mano di mio marito. Sentii il calore suo palmo e gli baciai le nocche, bagnate dalle lacrime di entrambi. Guardando le fredde pareti bianche, i miei occhi si sono illuminati. Cercai di immaginare come saremmo guariti. Mi sono ricordata di un momento dell’anno scorso, quando Harry ed io stavamo finendo un lungo tour in Sud Africa. Ero esausta. Stavo allattando il nostro figlio, e cercavo di mostrare un volto coraggioso sotto gli occhi del pubblico. “Stai bene?” mi ha chiesto un giornalista. Gli ho risposto onestamente, non sapendo che quello che avrei detto avrebbe avuto una risonanza con tante altre mamme, e con chiunque avesse, a modo suo, sofferto in silenzio. La mia risposta spontanea sembrava dare alle persone il permesso di dire la loro verità. Ma non è stata la risposta onesta che mi ha aiutato di più, è stata la domanda stessa. “Grazie per avermelo chiesto”, dissi. “Non molte persone mi hanno chiesto se sto bene”.

È proprio quella domanda, così semplice e potente insieme, che permise a Meghan in quell’occasione di guardare in faccia il suo disagio e di scegliere di non tenerlo per sé, per non lasciarsi sopraffare da questo. Ed è in questo gesto di consapevolezza e condivisione che la donna riconosce un primo passo per arrivare a prendere coscienza e superare il dolore per quello che è un fatto tragico vissute da molte donne ma di cui ancora non si parla abbastanza.

Seduta in un letto d’ospedale, guardando il cuore di mio marito spezzarsi mentre cercava di tenere i miei pezzi frantumati, mi sono resa conto che l’unico modo per iniziare a guarire è chiedere prima di tutto: “Stai bene? Perdere un figlio significa portare un dolore quasi insopportabile, vissuto da molti ma di cui pochi parlano. Nel dolore della nostra perdita, io e mio marito abbiamo scoperto che in una stanza di 100 donne, da 10 a 20 di loro avranno sofferto di aborto spontaneo. Eppure, nonostante la sconcertante comunanza di questo dolore, la conversazione rimane tabù, crivellata di vergogna (ingiustificata) e perpetua un ciclo di lutto solitario. Alcuni hanno coraggiosamente condiviso le loro storie; hanno aperto la porta, sapendo che quando una persona dice la verità, questo dà la licenza a tutti noi di fare lo stesso. Abbiamo imparato che quando le persone ci chiedono come stiamo, e quando ascoltano davvero la risposta, con cuore e mente aperti, il carico di dolore spesso diventa più leggero – per tutti noi. Nell’essere invitati a condividere il nostro dolore, insieme facciamo i primi passi verso la guarigione.

La pubblica dichiarazione della Duchessa del Sussex getta quindi una luce su un tema come quello dell’aborto a cui ancora oggi si guarda con vergogna e che viene considerato a tutti gli effetti un tabù da censurare. L’esortazione di Meghan a parlarne è un invito a tutte le donne che vivono questa tragica esperienza a chi porta con sé una sofferenza, a rispondere a quella famosa domanda da cui tutto parte.

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