Melissa Febos, autrice di Body Work: The Radical Power of Personal Narrative e Girlhood, ha raccontato sul New York Times la sua storia e il rapporto con il suo seno.

Il mio corpo era stato oggettivato per tutto il tempo che potevo ricordare. Quindi ho deciso di cambiarlo“, ha scritto Febos sul New York Times. La donna ha raccontato che la sua vita è cambiata a 11 anni, quando è stata la prima tra i suoi amici a sviluppare il seno, “enorme, pesante“, come lo ha descritto Febos. Quel cambiamento ha marcato il prima e il dopo della sua vita, e del modo in cui gli altri la guardavano.

Febos ha confidato che la sua vita è cambiata sia a livello sociale che fisico: “Non riuscivo più a correre, in parte perché era scomodo, ma soprattutto perché non potevo essere vista correre. Ho smesso di fare sport, ho smesso del tutto di giocare all’aperto. Peggio ancora, sono stata perseguitata dai ragazzi e detestata dalle ragazze“, ha scritto.

La scrittrice ha specificato che la cosa peggiore di tutte è stato cedere alla pressione dei ragazzi che volevano toccare i suoi seni, andando in contro a vere e proprie molestie durante il periodo scolastico. “L’attenzione sessuale poteva essere allettante, ma lo spettro del piacere era un miraggio… ho acconsentito ad atti che mi hanno sopraffatta“, ha scritto.

Febos, che ha sempre saputo di essere queer e da adolescente ha iniziato a uscire con le ragazze, sapeva però che il mondo era dominato dagli uomini: “Mentre trovavo rifugio in queste relazioni intime, vivevo ancora nel mondo degli uomini e le dimensioni del mio seno significavano che il mio corpo era lì per essere guardato da loro“, ha scritto.

La donna ha raccontato che, crescendo, ha provato a trovare bello il suo corpo e ad accettarsi per respingere i messaggi interiorizzati della cultura patriarcale, e il fatto che non riuscisse a farlo la riempiva di vergogna. “Non mi è mai venuto in mente che il mio problema fosse anche materiale e sociale“, ha detto, specificando di aver sofferto di dismorfismo corporeo, che è classificato con altri disturbi ossessivo-compulsivi e definito come una “preoccupazione per uno o più difetti o difetti percepiti nell’aspetto fisico che non sono osservabili o appaiono lievi agli altri“. Questo disturbo provoca un disagio clinicamente significativo.

Nel 1993 Febos è stata ispirata da Soleil Moon Frye, ex star della serie televisiva Punky Brewster, che si era fatta ridurre il seno. La scrittrice ha specificato di non aver mai pensato prima di allora a un’operazione di chirurgia estetica, sebbene un seno più piccolo fosse tutto ciò che aveva sempre desiderato. “Ero sicura che sarebbe stato l’ultimo atto di odio per il corpo, un’automutilazione alla pari di qualsiasi altra forma di autolesionismo patologico. Per non parlare della spesa frivola; la mia famiglia non era ricca“, ha spiegato.

Un incontro femminista alla Brandeis University, quando aveva 15 anni, però, ha cambiato la sua visione delle cose: quando ha sentito Gloria Steinem dire che alla base del femminismo c’era la convinzione che le donne dovrebbero essere in grado di fare tutto ciò che vogliono con il proprio corpo, Febos ha deciso.

Avevo sempre sperimentato il mio corpo, in particolare il mio seno, come qualcosa che dovevo tenere nascosto o da gestire. Nelle prime settimane dopo l’intervento non riuscivo a guardarmi allo specchio… Mi sono alzata e ho aperto la maglietta. È stato come mettermi a nudo al sole per la prima volta. Non è stata l’alterazione fisica a renderlo possibile… dare un nome alla mia esperienza mi ha restituito il mio corpo in modo più definitivo di quanto potrebbe mai fare un bisturi“, ha concluso Febos, che si è fatta ridurre il seno in una clinica dell’Upper East Side nell’autunno del 2019.

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