A 29 anni dal delitto l’assassinio di Laura Bigoni, 23 anni, è ancora un caso irrisolto. Bigoni è stata uccisa nel suo letto il primo agosto 1993 nella casa di famiglia a Clusone, in Val Seriana.

Come riporta la cronaca, Laura Bigoni lavorava a Milano come addetta alle pulizie in un palazzo di Porta Romana, e a Milano lavorava anche Gianmaria Negri Bevilacqua, detto Jimmy, un elettricista di 25 anni che sognava di diventare pompiere: i due avevano iniziato una relazione, ma Bevilacqua era fidanzato allo stesso tempo anche con un’altra ragazza, Vanna Scaricabarozzi, e nessuna delle due ragazze era a conoscenza di questo doppio gioco.

Il rapporto tra Bigoni e Bevilacqua, una volta scoperta la relazione con Vanna Saricabarozzi, era diventato burrascoso e le liti erano all’ordine del giorno: Bevilacqua, però, prometteva di rompere con Scaricabarozzi per poter andare a convivere con Laura Bigoni.

I genitori di Bigoni avevano poi consigliato alla ragazza di prendersi un po’ di tempo per riflettere e per allontanarsi da quella situazione stressante, così Bigoni si era recata nella villetta di famiglia a Clusone, in Val Seriana. Bevilacqua, però, la andava a trovare fin lì ogni giorno nel tentativo di farsi perdonare: anche il 31 luglio, poco prima che venisse uccisa, si era recato da lei alle 19, per poi tornare a Milano.

Erano stati gli zii della ragazza, la mattina del 1° agosto, a insospettirsi per l’assenza di Laura Bigoni, con cui quel giorno avrebbero dovuto fare una gita in montagna. La giovane è stata trovata morta nel suo lettoseminuda, con 9 coltellate tra la gola e il petto, e un fendente che le ha squarciato la zona inguinale.

La ricostruzione delle autorità aveva rivelato che la ragazza, la sera del 31 luglio, si era recata in discoteca e lì aveva conosciuto un ragazzo, Marco Conti, che l’aveva poi riaccompagnata a casa a mezzanotte: la ragazza, però, dopo aver visto delle luci accese nel suo appartamento, aveva deciso di aspettare a entrare, impaurita. I due ragazzi allora si erano appartati per consumare un rapporto intimo e solo più tardi, quando Conti stava parcheggiando la vettura, Bigoni era entrata in casa: Conti, poi, aveva citofonato alla ragazza, che non aveva risposto.

Il primo sospettato era stato Gianmaria Negri Bevilacqua, che aveva giurato di essere andato al cinema con Scaricabarozzi e aver dormito da lei, quella sera, versione che lei aveva confermato. Le indagini, però, avevano scoperto che il colpevole aveva cercato di dare fuoco al letto di Bigoni con una bomboletta di lacca per capelli e gli inquirenti sapevano che Bevilacqua voleva diventare pompiere, quindi era molto probabile che sapesse che la lacca per capelli può essere usata come comburente. Inoltre, nel bagno della ragazza c’erano dei capelli riconducibili al ragazzo.

Nel 1997 la sentenza di Primo Grado aveva condannato Bevilacqua a 24 anni di reclusione per omicidio volontario mentre Vanna Scaricabarozzi aveva ricevuto un anno e quattro mesi per favoreggiamento. Tuttavia, la Corte di Appello ha poi assolto i due il 20 marzo 1998, per mancanza di prove certe.

Il caso, poi, ha subito un rallentamento fino a finire nel dimenticatoio dei casi irrisolti, dove ancora oggi giace in attesa di risposte.

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