Monica Lewinsky, 20 anni dopo: "Io vittima di abuso di potere"

Monica Lewinsky 20 anni dopo il sexgate torna a parlare di quello scandalo sessuale che fece parlare di lei tutto il mondo, e lo fa con una consapevolezza diversa alla luce della nascita del movimento #MeToo.

Monica Lewinsky 20 anni dopo il sexgate torna a parlare di quello scandalo sessuale che fece parlare di lei tutto il mondo, e lo fa con una consapevolezza diversa alla luce della nascita del movimento #MeToo.

Ora all’età di 44 anni sto cominciando (solo cominciando) a considerare le implicazioni dell’enorme differenziale di potere che c’è tra un presidente ed una stagista alla Casa Bianca – scrive la Lewinsky in un saggio su Vanity Fair America -.

Sto cominciando a prendere in considerazione l’idea che in simili circostanze il concetto di consenso potrebbe essere discutibile (perché lo squilibrio di potere, e la possibilità di abusarne, esiste anche se il sesso è consensuale).

Nello scandalo del sexgate, scoppiato nel 1998, l’allora presidente degli Stati Uniti d’America Bill Clinton, al suo secondo mandato, fu protagonista di un tradimento extraconiugale con Monica Lewinsky, ai tempi stagista ventiduenne della Casa Bianca.

Un fatto che, se accadesse oggi, sottolinea la Lewinsky, affronterebbe in maniera diversa, forse sentendosi meno sola: “Non penso che mi sarei sentita così isolata se fosse accaduto oggi. Uno degli aspetti che più ispirano di questo movimento (il MeToo ndr) dalla rinnovata energia è l’incredibile numero di donne che ha parlato a difesa delle altre”.

Monica Lewinsky, la cui persona nel 1998 è stata letteralmente distrutta dal cyberbullismo e dall’internet di allora, rivaluta il web di oggi nella declinazione dei social network: “Se internet è stata la mia bestia nera nel 1998, i suoi figliastri, i social media – spiega – hanno salvato milioni di donne… perché virtualmente chiunque può condividere la sua storia #MeToo e sentirsi istantaneamente benvenuta in una tribù”.

La riflessione della Lewinsky è iniziata dopo un incontro casuale per le vie di New York con Kenneth Starr, il procuratore indipendente degli Stati Uniti che 20 anni fa indagò sulla vicenda.

Anche se all’epoca avrei preferito essermi comportata in modo diverso, avrei anche voluto che lei e il suo ufficio aveste fatto scelte diverse.

Le parole di Monica, cui lui pare abbia risposto con un “Lo so, è stato spiacevole”.

Monica Lewinsky, precisa, non rinuncia alle sue responsabilità e, in più passaggi, ribadisce:

Nota per i troll, sia democratici, sia repubblicani: niente di tutto ciò annulla la mia responsabilità per quello che è successo. Faccio i conti ogni giorno con i rimpianti.

Certo, avevo commesso degli errori, su questo siamo tutti d’accordo. Ma nuotare in quel mare di solitudine è stato terribile.

Il tema del consenso che propone non si limita al o al no, ma apre a un concetto più ampio:

Adesso vedo quanto fosse problematico poter parlare di “consenso” tra di noi. La strada che conduceva a quello era disseminata di un inappropriato abuso di autorità, di condizione sociale e privilegi. Sto iniziando a pensare, a 44 anni, che in tali circostanze il tema del consenso possa essere discutibile (Anche se gli squilibri di potere – e la capacità di abusarne – esistono anche quando il sesso è consensuale). Ma è molto complicato.

E ancora:

Era il mio capo. Era l’uomo più potente del pianeta. Aveva 27 anni più di me. All’epoca era all’apice della sua carriera, mentre io ero al mio primo lavoro fuori dal college.

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