Michela Murgia è morta a Roma nella serata di giovedì 10 agosto 2023 all’età di 51 anni. La scrittrice era malata da tempo, a maggio 2023 aveva rivelato di avere un tumore al rene al quarto stadio che si era ormai diffuso  anche ad altri organi, ma questo non le aveva impedito di raccontare anche attraverso i social la sua malattia, nella speranza di poter essere di aiuto anche a chi stava vivendo la sua stessa situazione.

Solo poche settimane prima della morte, l’autrice di Tre Ciotole, il suo ultimo romanzo uscito a primavera 2023, aveva sposatoin articulo mortisLorenzo Terenzi. Lei aveva rivelato di avere fatto questo atto controvoglia, sottolineando di non credere al matrimonio, ma che le permetteva di garantire i diritti necessari non ancora previsti dallo Stato a quella che lei chiamava la sua “famiglia queer“. Non a caso, lei aveva definito queste sue nozze “un atto politico“. Dal 2010 al 2014, invece, Michela Murgia era stata sposata con l’informatico lombardo Manuel Persico.

Ls scrittura le ha certamente regalato la popolarità, ma lei non ha  mai amato restare inoperosa, anzi si è spesso data da fare in attività differenti tra loro. In passato, infatti, ha svolto lavori quali insegnante di religione, poi portiera di notte e venditrice di multiproprietà, consulente fiscale e dirigente in una centrale termoelettrica.

Il suo primo libro è dedicato a un’esperienza che lei ha vissuto in prima persona e che lei desiderava raccontare in modo tale da rendere noto a tutti quello che le era accaduto. Al centro di Il mondo deve sapere, pubblicato nel 2006, si parlava infatti dell’attività di chi lavora presso i call center, dove spesso si è costretti a turni e pressioni estenuanti. Questo testo è poi stato lo spunto per la realizzazione del film Tutta la vita davanti del 2018, diretto da Paolo Virzì, con Sabrina Ferilli, Isabella Ragonese, Elio Germano, Valerio Mastandrea e Massimo Ghini.

Uno dei suoi lavori più riusciti a apprezzati da pubblico e critica è stato invece Accabadora, che vede al centro la figura sarda, arcaica o leggendaria, di colei che dà la morte alle persone in fin di vita per una sorta di pietosa proto-eutanasia. Grazie a questo ha conquistato riconoscimenti importanti, quali premi letterari Campiello e Mondello. Nel 2007, invece, ha dato un contributo per la pubblicazione di L’ho uccisa perché l’amavo: falso!, incentrato sul femminicidio, fenomeno ancora troppo diffuso nella società di oggi.

Nel suo curriculum non sono mancate le esperienze in Tv, grazie ai programmi Le Invasioni Barbariche su La7 e Quante Storie su Rai3. La sua voglia di misurarsi in esperienze sempre differenti tra loro l’aveva poi portata a impegnarsi anche attivamente in politica, prima nell’Azione Cattolica, poi in appoggio ai movimenti indipendentisti sardi; questo l’ha portata a candidarsi alla presidenza della Regione Sardegna nel 2014; successivamente si è legata alla Sinistra e alla lista formata da Si, Rifondazione comunista e l’Altra Europa; alle elezioni politiche non è però riuscita ad andare oltre il 2%.

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