È morto Angelo Licheri, l'uomo ragno che cercò di salvare Alfredino Rampi
È morto Angelo Licheri, "l'uomo ragno" che nel giugno del 1981 si calò in un pozzo per salvare il piccolo Alfredino Rampi.
È morto Angelo Licheri, "l'uomo ragno" che nel giugno del 1981 si calò in un pozzo per salvare il piccolo Alfredino Rampi.
È morto Angelo Licheri, l’uomo che 41 anni fa tentò di salvare Alfredino Rampi calandosi a testa in giù nel pozzo di Vermicino.
Licheri aveva 77 anni ed era malato da tempo. Costretto su una sedia a rotelle, era ricoverato in una clinica a Nettuno, vicino a Roma, dove ogni tanto qualche giornalista veniva a intervistarlo. Ribattezzato “l’uomo ragno”, Angelo era un volontario quando arrivò a Vermicino e tentò di salvare Alfredino, il bambino precipitato in un pozzo la sera del 10 giugno 1981. Licheri ebbe anche modo di parlare con il piccolo, in quei lunghissimi 45 minuti in cui restò dentro il pozzo, senza però riuscire a salvarlo.
Dopo tre giorni di tentativi, infatti, il bambino morì nel pozzo, a circa 60 metri di profondità. “Ciao, piccolino”, furono le ultime parole che gli rivolse. Quella tragedia lo sconvolse profondamente. Fu dopo quel triste avvenimento, che ebbe un’enorme risonanza in tutta Italia, che venne istituita la Protezione civile.
Dopo la vicenda, in molti iniziarono a definirlo un eroe, termine che però lui aveva sempre rifiutato. All’epoca, Licheri era un fattorino di bassa statura e dal fisico esile, e proprio per questo fu scelto per calarsi all’interno del pozzo. Pur riportando numerose ferite, nulla lo aveva fermato.
“Appena sceso con le mani l’ho toccato, con un dito gli ho pulito la bocca, poi gli occhi. Lui rantolava. Gli promettevo cose bellissime, gli dicevo quando usciamo da qui ti compro una bicicletta, intanto lavoravo per cercare di liberargli le mani per infilargli l’imbracatura. L’ho messa partendo dalle spalle, girando sotto alle ascelle e riportandola indietro”, aveva raccontato Angelo in un’intervista a Fanpage.it.
“Ho intimato il tirate su, ma hanno dato uno strattone e il moschettone si è sganciato. Ho provato a prenderlo sotto le ascelle, ma davano strattoni impossibili. Quando l’ho preso dai polsi hanno tirato ancora e gli ho spezzato il polso sinistro. Il bambino non si è neanche lamentato e mi sono sentito in colpa”. Neanche l’ultimo tentativo ha successo: “L’ho preso per l’indumento, ho sentito che cedeva. A quel punto gli ho lanciato un bacio e sono tornato su”.
Giornalista sulle nuvole, i miei grandi amori sono i libri, il cinema d'autore e gli animali. Sepulveda e Tarantino: le mie ossessioni.
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