Se n’è andato Sammy Basso, il cui nome non sarà nuovo ai tanti che, in questi anni, hanno avuto modo di apprezzarne la cultura e la capacità dialettica anche nei salotti televisivi; era il malato di progeria più longevo al mondo, ma Basso, in realtà, era decisamente molto di più della malattia con cui ha convissuto nei suoi 28 anni di vita.

Biologo, ricercatore, divulgatore, scrittore, due lauree, una in Scienze naturali con 110 e lode e una magistrale, in lingua inglese, in Biologia molecolare, Sammy Basso, assieme alla famiglia, ha anche fondato l’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso (A.I.Pro.Sa.B.), allo scopo di diffondere le conoscenze e promuovere la ricerca scientifica sulla malattia genetica che a lui è stata diagnosticata, dopo vari tentativi, attorno ai due anni.

E proprio la fondazione ha dato l’annuncio della sua morte, il 5 ottobre, nonostante i tentativi dei medici del Suem118 di rianimarlo.

È tanta, la commozione, a Tezze sul Brenta, provincia di Vicenza di cui Sammy Basso era originario. Il nonno paterno, Angelo Basso, dice “Sammy ci mancherà moltissimo. Se n’è andato all’improvviso, senza che potessimo prevederlo. Gli volevamo un mondo di bene”. A lui si unisce la moglie, nonna Vittoria Basso: “Ci resterà essere orgogliosi di lui: un grande omaggio alla persona che era. Anche se il dolore è profondo adesso, i ricordi preziosi che abbiamo condiviso rimarranno sempre con noi, testimonianza del legame speciale che avevamo. Sammy teneva tutti su di morale, sempre e sapeva vivere la gente. Dava soddisfazione a chiunque incrociasse, condivideva il suo esempio anche nelle scuole, raccontandosi apertamente agli studenti perché lui era sempre disponibile alla parola. Si faceva voler bene”.

“Era davvero difficile incontrare qualcuno di più vivo di lui quando era in giro”, sono invece le parole scelte da Lorenzo Jovanotti, suo grande amico, per salutarlo.

Fonte: instagram @lorenzojova

A spiegare le circostanze della morte di Sammy Basso è Riccardo Zanolli, vice presidente dell’A.I.Pro.Sa.B., che dice: “Sammy si è spento all’improvviso dopo una giornata di festa, circondato dall’affetto di chi gli voleva bene, era con tutti noi. […] Sarà difficile abituarci alla vita senza di lui, a un’assenza così pesante. È sempre stato uno di noi, un amico coinvolgente, con una personalità che spiccava. Continueremo sulla strada che lui ci ha tracciato”.

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Dopo il diploma al liceo, nel 2018 era arrivata la prima laurea in Scienze Naturali all’Università di Padova, con una tesi volta a dimostrare la possibilità di curare la progeria con l’apporto dell’ingegneria genetica, mentre nel 2021 è arrivata la seconda, in inglese. Basso è stato anche insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 2019, con motu proprio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

In mezzo un viaggio, ripreso dalle telecamere di Sky, sulla famosa Route 66, diventato anche un documentario di National Geographic, con l’amico Riccardo e i genitori, Laura e Amerigo, sempre al suo fianco: “I miei genitori hanno combattuto le mie battaglie quando non potevo, e mi hanno insegnato a combatterle da solo quando ho avuto l’età per farlo” dichiarò in un’occasione.

Il gene responsabile della sua malattia venne scoperto solo nel 2003, quando Sammy aveva 8 anni. Il ragazzo era affetto dalla sindrome della progeria di Hutchinson-Gilford, patologia rara caratterizzata da “invecchiamento precoce” estremamente rara, visto che colpisce una persona ogni 8 milioni di nati, con un’incidenza nel mondo di una persona ogni 20 milioni.

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