È l’Istat a fornire questi dati che non sono per nulla promettenti per il nostro Paese. La popolazione residente, infatti, scenderà a 59 milioni di persone nel 20145 e a 54,1 milioni nel 2065. Si prevede, tra l’altro, che sia il Mezzogiorno a perdere popolazione mentre nel Centro-Nord si registra un progressivo declino della popolazione dal 2045 in poi. La flessione, rispetto all’anno precedente, sarebbe pari a 1,6 milioni di residenti nel 20145 e a 6,5 milioni nel 2065, come riporta l’agenzia di stampa Ansa.it. L’Istat stima che nel 2065 la popolazione sarà da un minimo di 46,4 milioni a un massimo di 62. La probabilità che la popolazione aumenti tra il 2017 e il 2065 è del 9%.

Inoltre, la probabilità che la popolazione italiana del Centro-nord abbia nel 2065 una popolazione ben più ampia rispetto a quella di oggi supera la percentuale del 30% mentre nel Mezzogiorno sarebbe nulla. Previsto anche uno spostamento del peso della popolazione del Mezzogiorno al Centro-nord del nostro Paese. Nel 2065, numeri alla mano come conferma l’Istat, il Centro-nord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi. Il Mezzogiorno, invece, ne accoglierebbe il 29% contro il 34% dell’attuale.

Ma qual è il motivo del calo della popolazione nel nostro Paese? A cosa è dovuto? Il motivo è presto detto. Secondo le stime, infatti, le future nascite non saranno sufficienti a compensare i decessi. Poche nascite, troppi morti. Il saldo naturale raggiungerà -200mila l’anno per poi passare alla soglia di -300 e -400mila nel medio e lungo termine. Numeri che non incoraggiano di certo la crescita della nostra popolazione e che non lasciano ben sperare.

La durata della vita sarà in aumento con una crescita media, entro il 2065, di oltre 5 anni per entrambi i sessi giungendo a 86,1 anni per gli uomini e 90,2 anni per le donne (questo è il dato positivo). In crescita anche l’età media della popolazione che passerà dagli attuali 44,9 a oltre 50 anni nel 2065.

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