Nicole Smallman, Bibaa Henry e le donne uccise che per la polizia valgono meno

I corpi martoriati di Nicole Smallman e Bibaa Henry furono fotografati in modo oltraggioso dagli agenti di polizia presenti sulla scena del crimine che, come poi hanno ammesso, distribuirono le immagini su WhatsApp. Ora la madre delle due sorelle assassinate nel giugno del 2020 torna a chiedere alla Polizia di farsi carico di un problema che non riguarda solo 'alcune mele marce'.

È di ieri pomeriggio la notizia della BBC che riporta un call out pubblico assordante: Mina Smallman, la madre di Nicole Smallman e Bibaa Henry, le due sorelle assassinate nel giugno del 2020, i cui corpi sono stati fotografati in modo oltraggioso dagli agenti di polizia presenti sulla scena del crimine, ha chiesto al capo della Met Police Cressida Dick di “eliminare il marciume” della polizia inglese, una volta per tutte.

La scorsa settimana i due agenti Deniz Jaffer, 47 anni, e Jamie Lewis, 33 anni, hanno infatti ammesso di aver scattato le foto incriminate nel parco di Wembley in cui sono stati ritrovati i corpi delle due sorelle, e di aver distribuito le immagini su WhatsApp. I poliziotti sono stati sospesi e arrestati. Jaffer si è dimesso.

Danyal Hussein, 19 anni, è stato condannato all’ergastolo solo la settimana scorsa per il duplice omicidio. Avrebbe ucciso le due donne per un generico rito propiziatorio. Sulla polizia pesa anche l’accusa di aver abbandonato le ricerche troppo presto (evidente la differenza di trattamento e copertura anche mediatica nel caso di Everard); infatti, a ritrovare i cadaveri, è stato il fidanzato di una delle due.

Gruppi di attivistə come Sisters Uncut o Reclaim these streets hanno fatto luce sulla vicenda durante il clamore mediatico proprio del femminicidio di Sarah Everard per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto le donne razzizzate subiscano un processo d’indagine completamente diverso, spesso volto a colpevolizzare le vittime o a considerarle poco attendibili (dov’erano, cosa avevano bevuto, stavano facendo festa, potevano essersi allontanate volontariamente perché considerate facili o abituate a farlo).

“Non siete al di sopra della legge e non verrete protetti”, continua poi Smallman, criticando fortemente la gestione “debole” di Cressidra Dick, che nei giorni scorsi ha dichiarato:
“Mi dispiace profondamente che in un momento in cui erano in lutto per la perdita di due persone care, portate via in circostanze così terribili, i familiari delle vittime abbiano dovuto affrontare ulteriori difficoltà causate dalle azioni di due agenti di polizia”.

“Mi sono scusata con Bibaa e la famiglia di Nicole nel giugno dello scorso anno e, a nome del Met, mi scuso ancora oggi.”

Torna ancora prepotentemente, con questa risposta, nell’opinione pubblica il dubbio su quanto le istituzioni inglesi stiano comprendendo il problema del sessismo sistemico all’interno della Met Police (è di pochissime settimane fa la notizia dell’ergastolo del poliziotto responsabile del rapimento, stupro e femminicidio di Sarah Everard, compiuto attraverso un finto arresto). Sono almeno 2000 gli ufficiali accusati di abusi sessuali solo negli ultimi quattro anni, e più di 125 partner hanno denunciato, negli ultimi due anni, un membro della met police per violenza domestica.

Abusi che spesso vengono taciuti per paura del cameratismo e del branco machista dei corpi di polizia. Lo stesso senso di logica da “spogliatoio” che ha portato i due uomini a fotografare i corpi di Nicole e Bibaa su una scena del crimine che avrebbero dovuto proteggere; a photoshopparci la propria faccia, a inviare poi i selfie sui gruppi whatsapp dei colleghi e persino all’esterno della polizia.

La vita delle donne, tranne quelle che appartengono a qualcuno del clan (e spesso nemmeno quelle), vale meno di zero. L’odio sessista si spinge al punto della svalutazione totale della vita umana. Non è un problema di mele marce, ma di un sistema di abuso di potere all’interno di una società fortemente patriarcale e razzista.

Durante le proteste in seguito al ritrovamento del corpo di Sarah Everard l* attivist* inglesi l’hanno gridato forte: defund the police. Fermate il bill (ancora in attesa di approvazione) che darebbe alla Met Police ancora più potere. Piuttosto, indirizzate quei soldi verso le comunità, per lottare contro la violenza maschile sulle donne. Per la formazione di figure professionali qualificate che potrebbero lavorare anche all’educazione antisessista e antirazzista delle forze dell’ordine. Inasprite i controlli dei membri della polizia, anche psicologici e comportamentali. Cambiate la mentalità. Delle fdo, certo, ma anche di tutta una società intera, perché è da lì che questi uomini provengono, in essa crescono e allo stesso tempo maturano dinamiche machiste.

Basta parlare di “casi isolati”, “follia”, “non tutti i poliziotti”. Bisogna individuare il problema alla radice ed estirparlo. Per tutte le persone marginalizzate là fuori che sono state vittime di un sistema abusante. Perché siano le ultime, come ha detto Mina Smallman, una volta per tutte.

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