"Niente voti sotto il 4", la proposta che accende il dibattito su una scuola senza voti

Secondo l'assessore Philipp Achammer "servono solo a umiliare un ragazzo". A intervenire sull'argomento anche il ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara, lo psichiatra Paolo Crepet e Dario Ianes, professore di Pedagogia all'Università di Trento.

Basta voti sotto il quattro nella scuola. È la proposta dell’assessore altoatesino alla scuola tedesca, Philipp Achammer, che da Bolzano ha accesso rapidamente il dibattito in tutta Italia. C’è chi non condivide del tutto la sua posizione e chi invece ne ha presa una ancora più radicale, come Dario Ianes, docente ordinario di Pedagogia e Didattica Speciale all’Università di Bolzano e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento, che – sentito da Vanity Fair – ha dichiarato di immaginare una scuola in cui non esistono i voti. A intervenire sul tema anche lo psichiatra Paolo Crepet e il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara.

Ospite in collegamento a Pomeriggio 24, in onda su RaiNews 24, Achammer ha ribadito la sua proposta sui voti a scuola: “Basta dare voti sotto il quattro, non danno agli studenti la possibilità di recuperare. A cosa servono se non a umiliare un ragazzo?”, ha detto l’assessore nel pomeriggio del 26 gennaio 2023. “Bastano un 4 o un 5. Con voti più bassi si impedisce di fatto a uno studente di recuperare“, ha aggiunto.

Durante la trasmissione lo psichiatra Paolo Crepet ha risposto:

Ho preso molti quattro a scuola. Come vede assessore sono sano, lucido, continuo a ragionare. Nella vita bisogna impegnarsi. Da voi in Alto Adige si fa il vino, il vino bisogna farlo buono. Perché bisogna dare il messaggio che il sei meno meno lo regaliamo a tutti?.

L’assessore ha quindi replicato: “Non ho mai detto che bisogna dare sei meno meno a tutti, solo che non ha senso dare voti sotto il quattro“, e su questo, Crepet si è detto d’accordo.

Poi è arrivata anche l’opinione del ministro dell’Istruzione. Valditara, pur riconoscendo che “una scuola positiva e amica considera il voto come semplice indicatore del livello raggiunto in quel momento“, ha esortato a “non far crescere nell’ovatta i nostri ragazzi. Se non li abituiamo ad affrontare le frustrazioni, che nella vita saranno tante, facciamo il loro male“.

A favore della proposta di Achammer si è espresso, invece, il professor Ianes: “Sono d’accordo con la proposta dell’assessore Philipp Achammer, perché i voti sotto il 4 sono umilianti, non danno alcuna informazione né motivazioni per migliorarsi. Ma io farei di più“, ha sostenuto il docente a Vanity Fair.

Ianes, infatti, immagina di abolire proprio i voti:

Passerei a una valutazione formativa. Agli insegnanti chiedo spesso: vi sentite giudici o allenatori? Giudicate i vostri studenti o li aiutate ad arrivare alla prestazione massima? Molti studenti odiano i professori e amano gli allenatori, anche quando sono molto duri, perché li sentono dalla loro parte. Spesso il professore viene percepito come qualcuno “dall’altra parte”, da “fregare”, anche copiando, se necessario, per arrivare alla sufficienza.

Quindi, ha continuato:

Il giocatore in campo è interessato alla prestazione vera, non a ricevere un voto. E l’allenatore è con lui in campo. Prima della partita lo fa lavorare anche in maniera durissima. E, quando si vince, si vince in due. Ma è un processo lungo, che implica un cambio di mentalità: molti insegnanti vedono il voto anche come uno strumento di controllo. Inoltre, dare una valutazione è molto più impegnativo che assegnare un voto.

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