Il Liceo Morgagni di Roma ha deciso di avviare una sperimentazione che porta a modificare il modo in cui sono valutati gli studenti. I ragazzi si sottopongono come di consueto a interrogazioni e compiti in classe, ma al termine dei quali non ricevono più alcun voto, come accade ormai da decenni. Questi vengono dati solo al termine del primo quadrimestre e dell’anno scolastico. Una volta comunicati, si cerca comunque di discutere insieme la decisione perché nessuno “ci rimanga male”.

Una scelta decisamente particolare, pensata per ridurre lo stress e l’ansia da prestazione che spesso può essere nociva sin da bambini, soprattutto per chi è particolarmente sensibile e si abbatte dopo avere ricevuto un giudizio negativo. Gli insegnanti cercano comunque di spronare gli allievi a migliorare e indicano loro quali sono gli errori per far sì che non li ripetano più.

Questo esperimento è partito per la prima volta nel 2015 con una sola classe, ma si è via via allargato a un’intera sezione. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, ci sono già due classi di ragazzi che si sono diplomati al liceo senza voti.

L’idea di diventare un liceo senza voti è nata quasi per caso. Un insegnante aveva infatti deciso di portare la sua classe al Museo della Scienza e invitato gli studenti a fare una relazione una volta tornati a casa. Questa scelta non aveva trovato però parere favorevole da parte di una ragazza, che era addirittura “sbottata” non ritenendolo corretto perché andava a sminuire il valore di quella gita.

A quel punto il docente ha capito che “proponendogli un report avrei rovinato un’esperienza che non avrebbero più vissuto con gli occhi della curiosità e dell’entusiasmo”. Da lì è scattata l’idea di eliminare le valutazioni e ne ha discusso prima con la presidente e poi con altri colleghi, che si sono mostrati concordi. Anche chi era inizialmente perplesso ha poi cambiato idea e compreso quanto questo metodo possa garantire benefici: “Il voto misura le conoscenze, non le abilità. E le statistiche ci dicono che gli studenti coi voti migliori non hanno poi maggiori competenze per la vita. La scuola deve essere per tutti. E un 3 non serve a crescere, ma solo ad abbattere l’autostima. Molti hanno avanzato dei dubbi, ma poi si sono ricreduti. Vedere i propri figli che vengono a scuola con il sorriso sulle labbra è una gioia”.

La novità è stata ritenuta positiva anche da Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro di Milano: Io sono assolutamente favorevole a questo metodo. Da almeno 30 anni, da quando lavoro con la scuola, c’è consapevolezza di quanto sia importante la valutazione e di quanto sia riduttivo il voto numerico. Che, pure se per gli insegnanti è piuttosto comodo da usare, non può esprimere la complessità di una valutazione seria” – ha detto a Vanity Fair.

 

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