Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste, è stato condannato a 30 anni di reclusione. A confermo è la Cassazione che mette la parola fine a un processo e a un caso che ha sconvolto tutta Italia e che ha portato alla morte di Elena Ceste, scomparsa da Costigliole d’Asti in Piemonte il 24 gennaio 2014. Il suo corpo, come ricorderete, fu ritrovato nell’ottobre dello stesso anno in un canale poco distante dall’abitazione di famiglia. Il marito, un ex vigile del fuoco, tramite i suoi legali, aveva chiesto l’annullamento della condanna per mancanza di prove. La Suprema Corte, invece, ha rigettato il ricorso della difesa, come confermato dall’agenzia di stampa Ansa.it, e reso definitivo il verdetto emesso il 15 febbraio 2017 dalla Corte d’Assise d’appello di Torino che non aveva avuto alcun dubbio. A uccidere Elena Ceste è stato Michele Buoninconti.

In primo grado il marito della vittima era stato condannato a 30 anni di reclusione dal Gup di Asti il 4 novembre 2015. La conferma della condanna era stata chiesta nella requisitoria anche dal procuratore generale Giuseppina Casella secondo cui l’uomo ha ucciso la donna dalla quale ha avuto quattro figli allo scopo di “rafforzare il proprio dominio unitamente a un sentimento di vendetta di fronte a tradimenti comprovati“. Per il Pg Buoninconti è un uomo “dalla personalità malvagia che non ha mai mostrato pentimento e che non merita attenuanti” visto che “ha ucciso la madre dei suoi figli per il più atavico dei sentimenti maschili, ovvero la sete di dominio e un malinteso senso dell’onore“. A questo si aggiunge una “chiara e premeditata volontà omicida e una evidente volontà di depistare i sospetti e sviare le indagini”.

Per i difensori di Buoninconti non ci sarebbero state prove schiaccianti:

Dall’autopsia si è appurato che sul corpo di Elena Ceste non è stata commessa alcuna violenza, neanche un graffio e non è possibile stabilire come sia morta né come sia arrivata in quel canale di scolo: è una vicenda molto dolorosa ma non c’e’ alcuna prova che sia stata uccisa.

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