Prima di morire, Pamela Mastropietro è stata violentata.  A rivelarlo la nuova autopsia effettuata sul corpo della 18enne ragazza romana l’8 febbraio. Come spiega il professore Mariano Gingolani, medico legale che ha svolto l’autopsia su incarico della procura, sul corpo della giovane sono stati trovati “segni di violenza applicata in condizioni di vitalità”. 

Quindi potrebbe non essere l’overdose di droga la causa del decesso di Pamela, come ipotizzato sinora dagli inquirenti. “Ci stiamo approssimando sempre più verso la chiarificazione di questa ipotesi, ci sono dati a conforto di questa tesi”, spiega Cingolani ai microfoni de La Repubblica.

Sul corpo di Pamela è stata trovata una ferita alla testa che, secondo Cingolani, è stata inferta quando la ragazza era ancora in vita. A questa si aggiungono ferite all’altezza del fegato, forse coltellate, che potrebbero essere state inferte quando Pamela era viva. Prima di averne la certezza sono necessari altri accertamenti scientifici, spiega il professore.

Inoltre, secondo Cingolani, chi ha agito lo avrebbe fatto con l’intento di depistare gli accertamenti scientifici dai quali si sarebbe potuto capire se Pamela è stata stuprata o strangolata. Come riporta La Repubblica, l‘identikit del profilo tracciato dagli inquirenti è quello di una persona robusta ed esperta, come “un macellaio” o un “chirurgo” che non corrisponderebbe dunque con la figura di Innocent Oseghale, il nigeriano, attualmente in carcere e che si dichiara innocente, che ha trasportato i due trolley contenenti il corpo di Pamela.

 

 

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