Pamela Prati: "Per colpa della storia di Caltagirone ho pensato al suicidio"

In un'intervista al Corriere della Sera, la showgirl ha messo a confronto la sua esperienza con il catfish di cui è stato vittima Roberto Cazzaniga. "A lui hanno creduto, io sono stata messa alla gogna".

A poche settimane dall’uscita della sua canzone Extasy, con la quale festeggia i 40 anni di carriera, Pamela Prati è tornata a parlare della vicenda che l’ha vista protagonista nel 2019. La showgirl è stata al centro di un vero e proprio scandalo, che l’ha vista protagonista insieme al suo presunto fidanzato Mark Caltagirone.

Fidanzato che, come si è poi scoperto, non è mai esistito. La soubrette, dopo due anni dall’episodio, ne ha parlato nuovamente in un’intervista al Corriere della Sera, in cui mette a confronto la sua esperienza con quella di Roberto Cazzaniga.

Quest’ultimo, pallavolista, è stato vittima di un cosiddetto catfish: per ben 15 anni ha creduto di parlare in chat con Maya, che gli avrebbe poi rivelato di essere la modella Alessandra Ambrosio, finendo per indebitarsi a causa delle continue richieste di soldi da parte del truffatore. Un’esperienza molto simile a quella di Pamela Prati, secondo la quale le sue manager Eliana Michelazzo e Pamela Perricciolo avrebbero architettato tutto alle sue spalle. Ma, secondo lei, c’è una differenza:

“Quando ho realizzato che era tutta una finzione mi sentivo svenire, mi mancava l’aria. Una violenza psicologica terrificante. Non l’ho mai detto prima, ma ho anche pensato di togliermi la vita. La fine di una storia è sempre un trauma, ma scoprire che una persona addirittura non esiste è uno choc psicologico. La cosa che mi ferisce di più è che intorno a Roberto Cazzaniga si è formato un cordone di solidarietà, quando è successo a me sono stata messa alla gogna”,

ha detto al Corriere, ricordando come nessuno abbia creduto alla sua versione, sostenendo invece che si trattasse di una trovata della showgirl per far parlare di sé. Ma, a conferma della sua versione, Prati ha parlato nuovamente della sua esperienza, raccontando del modo in cui il presunto fidanzato la teneva in pugno:

“Promettendomi incontri che non ci sono mai stati, facendo chiamate che si interrompevano subito perché lui era da qualche parte del mondo – per il suo lavoro – dove la linea era debole. Mi ha poi agganciato nella mia parte più sofferente parlandomi di bambini malati e abbandonati, che lui aveva adottato e di cui si doveva occupare. Io che dai 2 ai 9 anni ho vissuto in orfanatrofio, sono andata in tilt”.

Ciò che la soubrette ha vissuto maggiormente come violenza psicologica è stato il fatto che chi si nascondeva dietro a queste bugie avesse coinvolto anche un bambino:

“Un giorno quel sistema che mi ha manipolata mi porta in un bar, li trovo un bambino che mi chiama “Mamma” e mi abbraccia, io scoppio in lacrime e ci abbracciamo forte. Era il bimbo delle foto e dei video che da mesi mi scriveva e mi chiamava mamma via messaggio. Ho scoperto che era un bambino assunto da un’agenzia di attori solo quando il castello di bugie è crollato e mi hanno detto la verità. […]  Ho ancora i regali che compravo ai due bambini, una volta ho organizzato sulla mia terrazza una festa di compleanno per il maschietto, che poi ovviamente, con una scusa, non mi hanno più portato, ho video, messaggi, prove, regali. Il mio desiderio più grande è poter far vedere tutto quello che posseggo in modo da dimostrare alle persone quanto macabro sia stato il tutto”.

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