Paola Turci: "Quando mi guardo vedo una donna che ha vissuto"
L'amore, i figli, il successo, e persino la molestia subita a 13 anni: Paola Turci non ha paura di parlare a ruota libera, e di essere "una donna che ha vissuto".
L'amore, i figli, il successo, e persino la molestia subita a 13 anni: Paola Turci non ha paura di parlare a ruota libera, e di essere "una donna che ha vissuto".
Paola Turci, anche se non vincitrice, ha conquistato il palco dell’Ariston del Festival di Sanremo 2017 con “Fatti bella per te“, una canzone dedicata alla donne che esprime sentimento, emozione ma soprattutto trasmette l’importanza di amare noi stesse, perché siamo belle esattamente così.
Una canzone dedicata in primis a se stessa, che mette in evidenza, da una parte tutta la fragilità di una donna che si trova ad affrontare il tempo che passa e, dall’altra, la consapevolezza di chi riconosce, finalmente, la propria bellezza. Nel caso di Paola Turci a maggior ragione, dopo gli anni bui del post incidente.
In un’intervista dell’aprile 2019, in occasione del suo nuovo album – il quindicesimo in studio – Viva da morire, la cantante romana ha spiegato cosa pensa di se stessa, della bellezza e dell’immagine che vede riflessa nello specchio:
Tutte siamo sempre in trasformazione: quando mi guardo, vedo una persona che cambia, che ha vissuto e che vuole ancora – come dice la mia canzone – mordere la vita finché la vita non la mangia.
Comparsa nuda sulla copertina di Vanity Fair , proprio dopo la partecipazione al Festival 2017, in quell’occasione Paola ha detto:
A Sanremo avrei voluto slacciarmi la giacca e restare così, senza camicia, senza niente. Tipo una Patti Smith fotografata nuda da Robert Mapplethorpe. Anni fa, a Playboy dissi di no. Oggi so come farlo. A quest’età sa di assurdo, di quasi impossibile.
Durante l’intervista, Paola ha dichiarato apertamente che, per lei, farsi belle per se stesse significa accettarsi anche senza truccarsi. In fondo sarebbe proprio questa la cosa più giusta: guardarsi allo specchio e piacersi anche senza allungarsi le ciglia con il mascara, senza coprire le imperfezioni con correttore e fondotinta e senza nascondere le borse sotto gli occhi spuntate sul viso dopo una notte passata male.
Nel febbraio 2019, dopo essersi presentata di nuovo a Sanremo con il brano Ultimo ostacolo, Paola ha confidato in un’altra intervista a Vanity Fair la molestia subita appena ragazzina, cantata nel brano del 2005 Fiore di giardino.
Avevo tredici anni. Ricordo il senso di vergogna, dentro qualcosa di innaturale. E una responsabilità, come fosse stata colpa mia. Successe che eravamo in casa. Lui, io e una mia amica della mia età. Iniziò a farci le stesse cose. Ci mise a sedere su uno sgabello, sfogliava giornali pornografici e chiedeva se ci piacesse e quanto. […] Io avevo la nausea come quando mangi ed è troppo e non ce la fai più. Durò pochissimo e fu interminabile. Finché m’implose dentro un ‘adesso basta’.
Lui era “Uno grande. Quand’è morto, ho provato sollievo“. Di quell’episodio, Paola ha parlato
In analisi, da adulta, mettendo insieme le fila. Se tornassi indietro, denuncerei, andrei in un centro antiviolenza e mi farei ascoltare, difendere, proteggere. Mi ha lasciato un fastidio esagerato per parole e atteggiamenti fuori posto per cui ero capace di tirare ceffoni: mi facevo giustizia così. I complimenti, quelli sì, li accoglievo. Un uomo mi definì ‘sublime’. Mi piacque.
La vita di Paola è cambiata in quel lontano, tragico 15 agosto del 1993. Lei: arrabbiatissima, tesa per la sua tournée, guidava a 80 all’ora sulla Salerno-Reggio Calabria per recarsi a un concerto. È bastato un attimo di distrazione, aveva il cellulare scarico e voleva ricaricarlo. All’improvviso, la sua auto sbanda e le conseguenze sono gravi: 13 interventi sul volto e 100 punti.
Paola si mostrava forte davanti alla gente che reagiva incredula alla sua reazione: “come può essere così tranquilla dopo quello che è accaduto?”
Mi dicevano: ‘Ma sei fortissima. Sei bravissima. Come fai? Che coraggio’ – racconta nell’intervista del 2017 – Reagivo isterica: ‘Sì, sì. Sono tranquilla’. Quando invece non lo ero per niente. Ancora meno sotto le mani dei chirurghi estetici.
Per le donne lo specchio è un elemento molto importante, è un oggetto quotidiano praticamente immancabile. A volte è sinonimo di sicurezza, come quando ci sentiamo belle e raggiungiamo finalmente il peso ideale, misuriamo quel vestito che avevamo riposto nell’armadio per anni e che adesso ci casca a pennello. Altre volte, invece, è sinonimo di fragilità, diventa quasi un nemico perché le nostre debolezze prendono il sopravvento.
Durante quel duro periodo in ospedale, Paola ammette che non riusciva a specchiarsi, non esisteva neanche la minima tentazione di avvicinarsi all’unico specchio presente nella struttura:
In ospedale ce n’era uno, ma per 15 giorni non mi sono voluta guardare. Neanche fasciata. Poi quando mi hanno tolto le bende, l’ho fatto piano, pezzettino dopo pezzettino. Sapevo che ero un disastro: la cucitura, l’occhio “ballerino”, il sopracciglio falciato. Le croste, le abrasioni, la deformazione.
E oggi? Qual è il suo rapporto con lo specchio?
Oggi quando mi specchio, se sono stanca o dormo un’ora in meno, il bianco intorno all’iride diventa rosso. Ma io e quella lì riflessa abbiamo firmato un armistizio.
La Turci rivela che ancora oggi, vedere la sua persona riflessa sul piccolo schermo non è affatto semplice a causa dell’occhio che definisce “abbottonato” che le cambia l’espressione:
Nessuno lo nota, me ne accorgo solo io, però me ne accorgo eccome… Ma va bene così. Lì ci sono tutta io: è il mio viso.
Nonostante tutto lei si definisce speciale a modo suo. I segni dell’incidente ci sono, c’è una cicatrice che rimarrà per sempre impressa sul suo volto. Ma senza di essa “sarebbe una persona normale“, rivela, quindi le sta bene così.
Questa traumatica esperienza l’ha portata a trascurarsi per anni, a ingrassare: “il corpo non mente mai“, dice. Ma poi ce l’ha fatta, si è ripresa e con sacrifici, alimentazione sana e palestra è tornata in forma, e diremmo anche più bella di prima.
Vanity Fair sposta poi l’intervista sul privato: età, amore, figli.
Oggi, Paola ha 54 anni, invecchiare è un problema per lei? Niente affatto, è consapevole di invecchiare ma questo non la ferma, anzi, si diverte sempre di più:
I 50 sono stupendi, senza compromessi, faccio quello che mi va. E sono più consapevole.
Ma la domanda incuriosita che fanno spesso anche le sue fan è: “perché Paola è single? Non ha trovato ancora l’uomo giusto o è una semplice scelta di vita?”
La risposta della cantante arriva netta, decisa e non lascia dubbi al riguardo:
Stare con un uomo? No. Ma proprio no. Specie con quelli che adesso sembrano innamoratissimi.
Paola ammette di aver avuto il desiderio di fidanzarsi, di sposarsi e di diventare mamma ma con scarso successo. Dopo una dura battaglia passata tra interventi, cicatrici, diete e ospedali, la cantante ha finalmente trovato il suo equilibrio e non vuole rinunciarvi per nulla al mondo. A differenza del profondo desiderio di stare con un uomo, il suo tenore di vita attuale si è rivelato un grandissimo successo. Insomma, l’equilibrio con se stesse, a differenza degli uomini non richiede troppi sforzi:
Non credo ai colpi di fulmine e non ho bisogno di altro. E la bellezza non c’entra. Puoi essere pazzesca e possono piacerti gli uomini da morire, ma se hai una porta chiusa dentro, non capita nulla.
Al giorno d’oggi, come d’altronde da sempre, la gente tende a etichettare le persone in base all’orientamento sessuale, alla religione… Hai 50 anni, sei ancora single e non vuoi un uomo accanto? Allora sei lesbica! Basta davvero così poco per avere un’etichetta addosso? O ancora, essere una donna e dire semplicemente che un’altra donna è di nostro gradimento, non può essere un semplice fattore di stima? Per la gente a quanto pare no.
Paola è un esempio, in molti le hanno chiesto se fosse lesbica. Lei risponde senza peli sulla lingua:
L’erotismo è donna, tengo solo lontane le etichette. Ancora oggi se dici: ‘Mi piace una donna’, allora sei lesbica. Sorrido, quando qualcuno si chiede se io lo sia.
Infine, si passa sull’argomento forse più delicato, che tocca in genere molte donne e che vengono quasi sempre definite “strane” solo perché non desiderano diventare mamme, per un motivo o per un altro. Paola un bambino l’ha desiderato eccome, ma adesso ringrazia il cielo per non averlo avuto:
Io un bambino l’ho desiderato una volta sola, nel tratto perfetto, tra i 30 e i 36 anni. Ero innamorata. Ma lui ne aveva già uno, e non si è fidato di me. Oggi ringrazio il cielo.
Amante dei viaggi, della fotografia, della musica e della scrittura. Adoro tutto ciò che è arte e ancor di più unire queste passioni in esperienze uniche.
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