Viene da Genova la storia di un uomo, Lorenzo, elettricista di 34 anni sardo diventato ligure per amore, che – ammalatosi di leucemia – ha fatto una richiesta particolare al suo medico. “Vorrei rinviare l’inizio della terapia di una decina di giorni. Quello che basta per poter andare al primo saggio di danza della mia bambina e accompagnarla sul palco nel ballo finale, insieme a tutti gli altri papà”, queste le parole di papà Lorenzo così come riportate dal Corriere.it che racconta questa storia.

Una richiesta che ha spiazzato il medico visto che ogni minuto perso può essere pericoloso. Alla fine, però, Emanuele Angelucci, direttore dell’Ematologia e del Centro Trapianti all’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha ceduto. Queste le sue parole:

Nel momento in cui ha avanzato quella richiesta Lorenzo era già un veterano del mio reparto e di questa malattia. Nel 2015 lo abbiamo curato con un mix di farmaci chemioterapici, diversi cicli durati mesi. All’inizio, per stroncare il tumore, abbiamo prescritto un regime molto intenso, con una tossicità ed effetti collaterali che gli hanno impedito di lavorare. Lui ha sempre sorriso, sopportato, stretto i denti. Calmo e speranzoso, attentissimo a non far spaventare le sue “donne”.

Il 34enne è affetto da leucemia, scoperta quasi per caso:

Il paziente era arrivato in ospedale per accertamenti in seguito a una febbriciattola che non passava, grandi sudate soprattutto notturne e una stanchezza estrema. La biopsia del midollo osseo aveva confermato la diagnosi: leucemia linfatica acuta. Una malattia molto aggressiva.

Malattia che è stata curata con la chemioterapia. Quando Lorenzo è tornato dopo 20 mesi dalle dimissioni, un dolore alla schiena non è piaciuto ai medici. Infatti dovrà sottoporsi a nuovi cicli di chemio “nella speranza di poter arrivare a un nuovo trapianto”. Ed è in questo momento che papà Lorenzo ha chiesto tempo da dedicare alla figlia, al primo saggio di danza di Lucia:

Ci sono situazioni in cui l’aspetto “umano” nel senso di vivere emozioni importanti della vita può permettere di correre coscientemente rischi maggiori di quelli normalmente tollerati. Cerco sempre di far capire a pazienti e familiari quale può essere la conseguenza a lungo termine di alcuni comportamenti e tendo a far prevalere l’aspetto tecnico-professionale, particolarmente quando la prognosi è ancora aperta. Ma ho anche capito che ascoltare i malati e le loro necessità è cruciale in questo mestiere. Saper bilanciare un dovere professionale (assicurare al proprio paziente la miglior terapia e anche consigliare la decisione più indicata in termini di salute fisica) e comprendere il senso di certe emozioni e di certi momenti. In fondo anche questo è un rapporto fra rischio e beneficio.

Lorenzo è andato al saggio e l’indomani si è presentato in ospedale. Più forte di prima.

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