Paralizzato da 20 anni per un tuffo: Davide Macciocco ha scelto il suicidio assistito in Svizzera

Il 40enne, che nel corso del tempo è diventato agente sportivo, si è avvalso del sostegno dell'associazione Dignitas: ha scelto di farlo perché convinto si debba vivere con dignità.

La vita di Davide Macciocco è cambiata per sempre il 5 luglio del 2003, quando è rimasto paralizzato in seguito a un gesto fatto quasi per gioco mentre si trovava insieme a un gruppo di amici e alla fidanzata. L’uomo, classe 1983, si trovava al molo di Termoli, in Basilicata, e aveva deciso di fare un bagno all’alba dopo una serata trascorsa in discoteca all’insegna del divertimento, come aveva fatto molte altre volte. Non tutto è andato però come sperato, come ha raccontato lui stesso attraverso il suo profilo Facebook.

Mi tuffai di testa da un’altezza di circa sei metri. L’acqua quella mattina era alta più o meno un metro e mezzo. L’ultimo ricordo che ho di quel giorno è che dissi a Marianna (la fidanzata, ndr) che non mi sentivo più le braccia e le gambe“.

La corsa in ospedale è stata inevitabile, ma con un verdetto devastante e difficile da accettare: tetraplegia completa dovuta alla lesione midollare C4-C5, per la quale ha subìto lunghi periodi di ricovero.

In un primo momento la determinazione che lo ha sempre contraddistinto ha spinto il ragazzo a non mollare, ma ben presto si è reso conto che difficilmente la sua situazione sarebbe cambiata. “Ho continuato a fare fisioterapia per 20 anni, mi resi conto che di punto in bianco ero paralizzato dal collo in giù, su una sedia a rotelle senza muovere né braccia né gambe e neanche un dito” – sono state le sue parole.

Questa condizione di vita per Davide Macciocco, che era nel frattempo diventato agente sportivo, non è mai stata accettabile per lui, che ha preso una decisione difficile, ma che lui ha ritenuto necessaria: morire in Svizzera attraverso il suicidio assistito grazie al sostegno dell’associazione Dignitas.

Pochissimi sono stati però informati di questa sua presa di coscienza: “I miei datori di lavoro sono stati gli unici che ho dovuto avvisare di questa decisione perché mi avevano inserito in un nuovo progetto, e questo dovrebbe farvi comprendere anche la mia totale serenità e lucidità – ha raccontato ancora il 40enne – Sottoporsi al suicidio assistito a settembre non è stato casuale perché Termoli comunque è una cittadina di 35mila abitanti e d’estate se ne sarebbe parlato. Quindi per non turbare nessuno, ho cercato di resistere quanto più potevo. il percorso con Dignitas è stato fatto totalmente in serena autonomia. Neanche i miei familiari sapevano esattamente quando stavo fissando la data”

David Macciocco desidera così che chi lo ha conosciuto possa avere un bel ricordo di lui: “Non ricordatevi di me per questo gesto, ma bensì per come mi avete conosciuto. Generoso, semplice ma non troppo e sempre sorridente. Amo la vita ed ecco perché oggi la voglio abbandonare. Quella che attualmente ho vissuto poteva andare anche bene, ma in un futuro prossimo so che sarà intollerabile per me”.

Il messaggio che lui ha voluto scrivere poche ore prima di farlo non può che essere interpretato come una sorta di “testamento“, che lascia chiaramente intendere come lui si sia sentito in questi anni e cosa lo abbia spinto ad agire in questo modo: “Per ironia della sorte il mio ultimo viaggio mi porta a morire lì dove sono nato, Zurigo 16 luglio 1983, 15 settembre 2023 – ha scritto ancora – Non piangete perché vi ho lasciati, sorridete poiché mi avete conosciuto e vissuto. Sto per affrontare il mio ultimo viaggio. Forse dopo la tua morte sarai ciò che eri prima della tua nascita. Forse solo assenza di esistenza, o forse un’altra grande avventura. Vado in totale serenità e sognando, ciao ciao”.

 

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