Il porno in streaming ha un mercato fiorente e un pubblico piuttosto vasto, tanto che, se pensiamo a uno dei principali siti di categoria, Pornhub, parliamo di 3,5 miliardi di visite mensili, facendo registrare numeri che superano quelli di Amazon o Netflix.

Il famoso sito canadese di video sharing potrebbe però attraversare un’importante crisi in termini economici, dato che recentemente Mastercard e Visa, le società che gestiscono i più grandi circuiti di carte di credito al mondo, hanno deciso di interrompere i rapporti con MindGeek, la società che controlla Pornhub.

Ciò significa che gli utenti di Pornhub non potranno più usare le loro carte Mastercard e Visa per i pagamenti sul sito; le due compagnie hanno deciso di tagliare i ponti con la piattaforma a causa di un articolo del New York Times che denunciava la diffusione, proprio su Pornhub, di contenuti che mostrano abusi sessuali, compiuti anche ai danni di minori.

Dopo la pubblicazione dell’articolo sia Mastercard che Visa avevano aperto indagini per conto proprio, per verificare l’effettiva illegalità di alcune delle attività di Pornhub, confermata poi in un comunicato della stessa Mastercard, che ha parlato di “violazioni dei nostri standard”.

Si tratta, ovviamente, di un durissimo colpo per Pornhub, che senza poter contare sugli approvigionamenti dei due principali circuiti di carte di credito, e con PayPal che non è disponibile sul sito già da un anno circa, potrebbe vedere le proprie entrare drasticamente ridotte. D’altro canto, i contenuti indicati nell’articolo del 4 dicembre del NYT da

Monetizza gli stupri di minori – scrive il giornalista autore del pezzo – il revenge porn, i video delle telecamere spia di donne che fanno la doccia, contenuti razzisti e misogini e filmati di donne asfissiate in sacchetti di plastica. La ricerca di ‘ragazze sotto i 18 anni’ o ’14 anni’ porta in ogni caso a più di 100.000 video. La maggior parte non riguarda bambini che vengono aggrediti, ma troppi lo sono.

Ci sono anche casi drammatici citati da Kristof

[…] Le aggressioni sessuali a una ragazza californiana di 14 anni sono state pubblicate su Pornhub e sono state segnalate alle autorità non dalla compagnia, ma da un compagno di classe che ha visto i video. In ogni caso, i delinquenti sono stati arrestati per le aggressioni, ma Pornhub è sfuggito alla responsabilità di condividere i video e trarne profitto.

Come è possibile che un sito tanto importante possa avere simili contenuti? La ragione sta proprio nella struttura di Pornhub che, come detto, è un sito di video sharing, ovvero dove chiunque può pubblicare i propri contenuti. Anche per questo, dai vertici aziendali, negli scorsi giorni si era cercato di mettere una toppa, vietando il caricamento di video agli account non verificati – ossia tutti quelli diversi dalle case di produzione e dagli attori – e rimuovendo la funzione di download.

Non è stato sufficiente, però, per evitare l’addio di Mastercard e Visa, che ragionevolmente prendono le distanze da quanto accaduto. Parlare di porno, e mettere a disposizione un servizio di pornografia in streaming di cui chiunque voglia possa fruire non significa non assumersi la responsabilità di ciò che si sta proponendo, o accettare qualsiasi genere di contenuto venga proposto.

Gli abusi sui minori sono un reato. E anche la pornografia, per come deve essere unicamente intesa, ovvero come rapporti consensuali tra adulti, deve essere in qualche modo sostenibile: un conto è mostrare pratiche BDSM, un altro è portare avanti la solita “trama” in cui le donne sono puntualmente sottomesse e parte passiva della scena, perché il video è improntato secondo l’ottica del male gaze; che è un po’ quello di cui ha parlato anche l’attivista Carlotta Vagnoli nella nostra video intervista.

Fare del porno non significa non dover prestare attenzione a superare quella visione patriarcale e maschilista per cui le donne sono solo accessorie all’uomo e al suo piacere, perché così facendo non riusciremo a superarlo nemmeno nella vita di tutti i giorni, continuando a pensare che le donne non solo non hanno il diritto di guardare un porno, ma neppure di avere una vita sessuale e di parlarne liberamente.

Al di là delle accuse (pesantissime) mosse verso Pornhub, per cui il sito e i responsabili del caricamento di certi video, qualora l’inchiesta venisse approfondita, dovranno rispondere giustamente nelle sedi opportune, forse sarebbe ora di rivedere, finalmente, anche la concezione di pornografia, per renderla davvero inclusiva e, di conseguenza, libera dai tabù.

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