Perù, chi sono le 'madri di Juliaca' che piangono quasi 80 figli uccisi nel silenzio del mondo

Nel sud del Perù continua a infuriare la protesta e le "madri di Juliaca" denunciano la morte dei figli uccisi sotto il fuoco delle forze dell'ordine. "Hanno ucciso i nostri figli come animali".

Nelle zone rurali del sud del Perù continuano le proteste dei cittadini che, ormai da dicembre, tentano di farsi ascoltare dal Governo peruviano. In tutto quasi 80 giovani sono stati uccisi.

Una cittadina del sud del Perù, Juliaca, in particolare, dallo scorso 9 gennaio è diventata il simbolo della rivolta: qui le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco e ucciso a sangue freddo 17 cittadini inermi in un solo giorno.

Davanti all’aeroporto di Juliaca è stato fatto un piccolo altare alla memoria di Eliot Christian Arizaga Luque, uno dei ragazzi uccisi. “È successo proprio qui, ogni giorno vengo e metto fiori freschi nell’esatto punto in cui abbiamo trovato il suo sangue”, ha detto la madre, Rosa Luque, in un’intervista a Repubblica.

La signora Luque ha raccontato che quel 9 gennaio lei e la sua famiglia sono dovuti uscire di casa perché, a causa dei blocchi stradali, non avevano più niente da mangiare. Quando suo figlio è andato a cercare il cognato, scomparso all’improvviso tra la folla, non è più tornato.

L’ho ritrovato solo molto tempo dopo all’obitorio, non aveva la carta d’identità quindi nessuno mi aveva comunicato la sua morte. Ma io dalla porta ho visto le sue scarpe spuntare dalla barella e ho capito che quel corpo era di mio figlio. Aveva appena compiuto 18 anni”, ha detto Luque.

La storia di Eliot Christian Arizaga Luque è simile a quella dei quasi 80 cittadini uccisi dalle forze dell’ordine dall’inizio della rivolta. I cittadini uccisi, secondo i dati ufficiali, sarebbero 59, un dato confutato dalle organizzazioni che seguono i casi, che ne contano quasi 80.

L’aeroporto di Juliaca è chiuso e circondato da barricate vigilate da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa che puntano i fucili verso i cittadini, e la città è invasa da blocchi stradali fatti dai manifestanti che stanno paralizzando la zona.

Una donna di nome Maria, 55 anni, maestra, ha detto a Repubblica: “Hanno ucciso i nostri figli come animali. Non possono toglierci altro. Non rinunceremo, siamo pronti a continuare per mesi”.

Juliaca è diventata il centro delle proteste nate il 7 dicembre in risposta all’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo, che aveva tentato di sciogliere il Congresso, ma oggi i manifestanti non chiedono più la scarcerazione di Castillo, bensì la redazione di una nuova Costituzione per abbattere politiche statali che da anni gravano sempre di più sulle diseguaglianze nel Paese.

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