Dopo mesi di dibattito, l’Aifa è finalmente giunta a una conclusione in merito alla pillola contraccettiva: il Consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco ha infatti deciso che renderà gratuita la contraccezione ormonale femminile, ma solo al di sotto dei 26 anni di età. La decisione dovrà ora essere ratificata dal Cda, ma ha già avuto il via libera da parte della conferenza delle regioni, come riportato da Repubblica.

Nonostante l’idea iniziale fosse di garantire la contraccezione gratuita per tutte, il 24 maggio 2023 il Cda, presieduto da Giorgio Palù, aveva bocciato l’idea a causa della sua insostenibilità economica: la gratuità totale sarebbe costata infatti circa 140 milioni l’anno.

Ora, si attende la valutazione sulla rimborsabilità della Commissione tecnico-scientifica, che lo scorso aprile, insieme al Comitato prezzi e rimborsi, aveva espresso parere positivo sulla gratuità senza limiti di età, considerazione che non aveva però impedito una ridiscussione della materia da parte del Cda, il quale aveva richiesto ulteriori approfondimenti. E già all’epoca, le commissioni consultive dell’Aifa stavano parlando di “fasce d’età” alle quali distribuire il contraccettivo.

Una vittoria a metà, quindi, anche se in linea con le politiche di molti altri Paesi europei, come la Francia, dove la pillola ormonale è gratuita fino ai 25 anni di età. E per chi ha più di 26 anni? Nonostante la normativa sui consultori familiari del 1975 e quella sull’interruzione volontaria di gravidanza del 1978 prevedano la gratuità degli anticoncezionali, il contraccettivo ormonale non è più rimborsabile dal SSN dal 2016, quando l’Aifa declassò le ultime pillole rimaste nella fascia A, e quindi rimborsabili, a farmaci di classe C, quindi non rimborsabili.

Un problema, se consideriamo che in Italia le pillole contraccettive arrivano a sfiorare i 20 euro al mese. Il nostro Paese, inoltre, ha preso un punteggio di 57,3% nella classifica 2023 dell’Atlante di EPF, il Forum europeo per i diritti sessuali riproduttivi, che ogni anno dà una valutazione ai 46 Stati europei in materia di accesso alla contraccezione, posizionando l’Italia a metà della classifica.

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