Prenderesti una pillola per dimenticare un ex? La scienza dice che si può
Secondo quanto dice la scienza, esisterebbe davvero una pillola in grado di farci dimenticare il nostro ex. Si tratta di un particolare beta-bloccante
Secondo quanto dice la scienza, esisterebbe davvero una pillola in grado di farci dimenticare il nostro ex. Si tratta di un particolare beta-bloccante
Una pillola per dimenticare un ex? No, non è fantascienza. Uno studio ha infatti riscontrato che l’assunzione di un beta-bloccante, il propranololo, potrebbe aiutarci a rendere più confusi i ricordi di un ex che non riusciamo a toglierci dalla testa, in modo da rendere più sopportabile il dolore emotivo. Al beta-bloccante va comunque associata quella che viene definita una “terapia di consolidamento”.
Insomma pare che il celebre film Se mi lasci ti cancello, su cui molti di noi hanno fantasticato in gioventù, possa effettivamente essere replicato nella realtà. Dopotutto, il dolore per un cuore spezzato a volte può essere davvero difficile da sopportare.
La nuova ricerca, pubblicata sul Journal of Affective Disorder, può effettivamente dare nuova speranza a chi soffre di disturbo dell’adattamento, ovvero quella angosciante condizione che può insorgere in risposta a un evento o cambiamento significativo della vita, come una rottura dolorosa con il partner.
Sebbene sia normale provare un certo grado di ansia o dolore in seguito a questi avvenimenti, le persone con disturbo dell’adattamento sperimentano sintomi più intensi e duraturi, che influenzano in modo molto negativo la loro vita quotidiana.
Ma cos’è esattamente il propranololo? Si tratta di un beta-bloccante che viene spesso prescritto a coloro che soffrono di ipertensione, emicrania e disturbi d’ansia specifici. Ma è stato anche dimostrato che questo farmaco indebolisce il tono emotivo dei ricordi bloccando i recettori adrenergici (adrenalina) all’interno del cervello. In parole povere, questo significa che la nostra risposta di “lotta o fuga” viene annullata quando siamo sotto l’influenza di questo farmaco.
Alain Brunet, direttore della ricerca in psicotraumatologia presso la McGill University di Montreal, in Canada, è uno dei pionieri della terapia di riconsolidamento che “sembra un po’ fantascienza, ma non lo è più”, come ha detto lui stesso alla CBC, ed è saldamente ancorata alla somministrazione del beta-bloccante.
Questa terapia consiste nel mettere nero su bianco i propri ricordi traumatici prima di prendere il propranololo, e di leggerli poi ad alta voce. Durante la terapia con beta-bloccante andrà poi ripetuta questa procedura e si dovranno annotare tutti cambiamenti avvenuti grazie alla pillola. “La terapia di riconsolidamento consiste nel ricordare un avvenimento negativo sotto l’influenza del propranololo con l’aiuto di un terapeuta esperto”, ha spiegato Brunet.
Benché gli effetti benefici sui pazienti siano tangibili, c’è chi non è dimostrato entusiasta di questa procedura così invasiva. Tra questi c’è Judy Illes, direttrice di Neuroethics Canada, che sebbene sostenga il lavoro di Brunet e del suo team, ha fatto presente che si tratti di un procedimento “pericoloso” al di fuori del contesto clinico.
“Se smorziamo i ricordi delle nostre brutte esperienze potremmo effettivamente smorzare il nostro potenziale per imparare da loro e migliorare la nostra vita in futuro”, ha detto Illes alla CBC.
Giornalista sulle nuvole, i miei grandi amori sono i libri, il cinema d'autore e gli animali. Sepulveda e Tarantino: le mie ossessioni.
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