Salman Rushdie, 75 anni, scrittore britannico di origine indiana, ha parlato per la prima volta in una lunga intervista col direttore del New Yorker, David Remnick, dell’accoltellamento subìto e della perdita dell’occhio destro.

L’aggressione ai danni di Rushdie risale al 12 agosto del 2022, quando è stato aggredito sul palco di un festival letterario a Chautauqua, nello stato di New York, da un uomo che si suppone abbia agito per attuare la condanna a morte, la fatwa, emessa contro di lui dall’ayatollah Ruhollah Khomeini nel 1989, a causa del suo romanzo I Versi satanici, che secondo molti musulmani è un libro blasfemo nella sua rappresentazione di Maometto.

Le autorità hanno arrestato il ventiquattrenne Hadi Matar e lo hanno accusato di tentato omicidio di secondo grado e di tentata aggressione di secondo grado.

Nell’intervista Rushdie ha dichiarato di incolpare esclusivamente Matar per l’accoltellamento.

Parlando della condanna a morte contro di lui, che lo ha costretto a vivere oltre 10 anni sotto la protezione del Governo britannico, e dell’accoltellamento, Salman Rushdie ha detto al New Yorker: “Ho sempre pensato che i miei libri fossero più interessanti della mia vita. Il mondo sembra non essere d’accordo“.

Nonostante i gravi danni riportati durante l’attacco, come la perdita della vista dall’occhio destro, Rushdie ha dichiarato di sentirsi “fortunato“.

Le ferite più gravi all’addome, al petto e al collosono essenzialmente guarite“, ha spiegato lo scrittore, aggiungendo che ora riesce ad alzarsi e a camminare, ma fa molta fatica a scrivere, visto che nella mano sinistra ha perso la sensibilità, rimasta ora solo in due polpastrelli.

Ma considerando quello che è successo, non poi così male“, ha sentenziato Rushdie.

Ogni tanto, comunque, lo scrittore ammette di ricordare che “Qualcuno mi ha piantato un coltello addosso! Povero me… è una cosa che ogni tanto mi capita di pensare“, ha affermato. “Fa male. Ma non voglio che le persone leggono il mio libro e pensino a questo“, ha concluso Rushdie riferendosi al suo ultimo romanzo, La Città della vittoria, completato poco prima dell’attacco e uscito ieri, 7 febbraio.

In questi anni ho cercato di evitare recriminazioni e amarezze“, ha aggiunto Rushdie. “Penso solo che non sia una bella figura. Uno dei modi in cui ho affrontato tutta questa storia è stato quello di guardare avanti e non indietro. Quello che succederà domani è più importante di quello che è successo ieri“.

Rushdie ha anche pubblicato recentemente una sua foto su Twitter, che lo vede sorridente mentre indossa un paio di occhiali con la lente destra oscurata.

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