Il report sull'applicazione del diritto all'aborto non è pronto. È la prima volta in 46 anni

Senza informazioni precise sull'applicazione che tutela il diritto al libero accesso all'interruzione volontaria di gravidanza, tale diritto è compromesso. Per la prima volta in 46 anni, il report sulla 194 ancora non c'è.

Da oltre nove mesi si attende la pubblicazione del report ufficiale del Ministero della Salute che fotografa l’applicazione della Legge 194 per l’anno 2022. È un report che è stato presentato ogni anno, negli ultimi 46 anni, dall’entrata in vigore della legge.

La deputata Gilda Sportiello (M5S), insieme all’attivista Federica Di Martino del progetto “IVG, ho abortito e sto benissimo”, ha presentato più interrogazioni parlamentari per sollecitare il Ministero a giustificare questo ritardo, ma solo l’8 novembre ha ricevuto una risposta: i dati del 2022 non sono disponibili, e si resta fermi a quelli del 2021.

“Sono 46 anni che la relazione viene presentata. La relazione sull’attuazione della 194. 46 anni e mai, mai, in 46 anni, neanche negli anni 80 e 90, mai si è registrato un ritardo simile. Che cosa è successo per giustificare quest’anno questo ritardo? Com’è possibile che siamo nel 2024 e abbiamo ancora i dati del 2021? Se mai nella storia si è verificato questo ritardo è successo un fatto eccezionale? Dove si è bloccato il processo? Perché tra l’altro io ricordo che c’è anche un rapporto Istat che invece riporta i dati del 2022, cosa che non abbiamo ancora dal Ministero della Salute. Allora c’è qualcosa che non funziona. Siamo sicuri sia un fatto tecnico o è un fatto politico?” Ha dichiarato Sportiello.

Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, ha giustificato il ritardo con “oggettive difficoltà tecniche”, spiegando che la raccolta dei dati, coinvolgendo tutte le regioni e le province autonome, è un processo complesso e lungo. Per Sportiello e Di Martino, questo ritardo però non è solo tecnico, ma anche politico: il sospetto è che si tratti di una “linea di continuità sulle politiche di deterrenza” portate avanti dal governo.

L’accesso all’aborto in Italia, garantito formalmente dalla Legge 194, rischia di restare un diritto “sulla carta” senza la disponibilità di dati trasparenti e aggiornati. L’assenza di informazioni dettagliate per struttura, insieme all’obiezione di coscienza diffusa e al mancato supporto medico, rende complesso per le donne esercitare il loro diritto all’IVG in modo sicuro e tempestivo.

Il dibattito attorno al diritto all’aborto in Italia rimane acceso e segnato da un’aspra critica verso le istituzioni. La battaglia per una reale applicazione della Legge 194 si intreccia, oggi più che mai, con la lotta per l’accesso ai dati pubblici: senza trasparenza e accesso alle informazioni, è difficile garantire che le promesse della legge vengano rispettate.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!