I corpi di Susanna Recchia, 45 anni, e della figlia di 3 anni, Mia, sono stati ritrovati abbracciati sulla ghiaia bagnata di un isolotto del Piave, nel Trevigiano.

Nella macchina lasciata da Susanna Recchia vicino al fiume hanno rinvenuto una coperta. Come riporta il Corriere, secondo gli investigatori che indagano sul caso la donna “potrebbe aver addormentato la figlia” prima di buttarsi nel Piave. Il procuratore di Treviso Marco Martani, che oggi aprirà un fascicolo sul caso, ha dichiarato che si tratta di un “omicidio-suicidio. Non esiste alcun elemento concreto contro questa ipotesi. Una tragedia causata probabilmente da una gravissima forma di depressione”.

Secondo le prime ricostruzioni l’accaduto risale a venerdì scorso: la donna potrebbe essersi buttata con la figlia nelle acque del Piave, in un punto che si trova a circa 3 chilometri a monte del luogo dove hanno scoperto i corpi senza vita delle due.

La sera di venerdì Susanna Recchia ha scritto al compagno, con cui si era lasciata, di andare a prendere Mia il giorno dopo, per tenere la bambina durante il fine settimana. La mattina dopo l’uomo è giunto puntuale all’orario prestabilito, le 8.15, ma nessuno ha risposto, così l’uomo è entrato in casa scoprendo sul tavolo i cellulari, il portafoglio e cinque pagine firmate da Susanna Recchia, una lettera di addio in cui la donna si è rivolta principalmente ai figli: “Vi amerò per sempre”, ha scritto, disegnando un grande cuore.

Susanna Recchia e la figlia vivevano fra Miane e Vidor, due paesini della pedemontana veneta dalle parti di Valdobbiadene, nel Trevigiano. Susanna Recchia, igienista dentale in uno studio del piccolo centro di Moriago, si era lasciata con il compagno un mese fa, e prima della rottura abitava con lui. La donna aveva poi altri tre figli, di 7, 10 e 13 anni, che abitano prevalentemente con l’ex marito, un poliziotto, come riporta la stampa.

La donna ha lasciato la sua Tiguan vicino al ponte di Vidor, a una decina di chilometri di distanza, lasciando inserite le chiavi. Per gli inquirenti, comunque, Susanna Recchia non si sarebbe buttata dal ponte: i cani molecolari hanno infatti fiutato delle tracce sulla sponda del fiume, facendo pensare che la donna si sia lasciata scivolare nelle acque del Piave.

Susanna Recchia, che era seguita da un Centro di salute della sinistra Piave, come riporta il Corriere, è stata in passato segnata dal trauma della morte della sua migliore amica in un incidente d’auto, in cui Recchia non aveva alcuna colpa, ma di cui si sentiva responsabile per essere stata alla guida.

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