"Si diede fuoco da sola", buttata nel dirupo per rispettare il desiderio di lei: l'ex di Roberta Siragusa, difesa choc

L’avvocato di Pietro Morreale, assassino della ex fidanzata Roberta Siragusa, ha chiesto attenuanti per il suo assistito, asserendo che la vittima si fosse data fuoco da sola: “Voleva spaventarlo”.

Un terribile incidente: così la difesa di Pietro Morreale, 21 anni, ha definito la morte di Roberta Siragusa, la ragazza di 17 anni trovata carbonizzata in un burrone a Palermo nella notte tra il 23 e il 24 gennaio 2021. Per il suo omicidio, l’ex fidanzato era già stato condannato all’ergastolo nell’ottobre 2022.

La giovane, per cercare di spaventare l’ex fidanzato che aveva scoperto che scambiava messaggi con un altro ragazzo e voleva lasciarla, per farlo tornare sui suoi passi, si sarebbe cosparsa di benzina e per un tragico incidente avrebbe provocato il rogo che l’ha uccisa”, ha sostenuto in aula Gaetano Giunta, legale dell’omicida.

Secondo l’avvocato, la giovane desiderava infatti morire in un luogo importante per la coppia, dove i due erano soliti appartarsi. Per questo Pietro Morreale avrebbe poi gettato nel dirupo il corpo della ragazza: per esaudire un suo desiderio. “È stato un gesto istintivo senza pensare alle conseguenze che questo avrebbe potuto provocare. Se il mio assistito avesse chiamato i soccorsi non ci sarebbe stato nulla di tutto questo”, ha continuato Giunta davanti ai giudici della seconda sezione della corte d’assise di secondo grado di Palermo, invocando attenuanti per Morreale, e spiegando come un ergastolo sia una condanna troppo pesante per un 21enne.

L’avvocato ha quindi cercato di fare leva sulla giovane età del suo assistito, diciannovenne all’epoca dei fatti, e sulla mancanza di premeditazione del femminicidio, cercando di diminuire la pena a 30 anni. Secondo il legale, la miccia sarebbe stata “un’ipotesi emersa dalle indagini dei carabinieri. Nessuno, guardando il video, può asserire con certezza che ci sia stata una miccia che avrebbe innescato il fuoco”. Stando alla ricostruzione che aveva poi portato alla condanna il ragazzo, dopo aver versato la benzina su Siragusa, aveva creato una miccia versando il resto del liquido lungo la strada, per poi rimanere a distanza di sicurezza mentre la vittima bruciava.

Ricostruzione che, nonostante gli appelli dell’avvocato Giunta, è rimasta valida agli occhi del sostituto procuratore generale Maria Teresa Maligno, la quale ha infatti riconfermato l’ergastolo. Insieme a lei, anche i legali di parte civile Giovanni Castronovo, Giuseppe Canzone, Sergio Burgio e Simona La Verde.

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