La paura per la sorte di Saman, che si è opposta al matrimonio combinato

Saman Abbas è ormai scomparsa da più di un mese, dopo aver rifiutato per la seconda volta il matrimonio combinato, e l'ipotesi che si fa largo sempre più è che purtroppo sia morta, uccisa barbaramente da uno zio per non aver accettato l'imposizione della famiglia.

*** Aggiornamento dell’8 giugno 2021 ***

La svolta più terribile, dietro la scomparsa di Saman, potrebbe arrivare dalle parole del fratello sedicenne della ragazza, l’unico, finora, a fornire informazioni sulle ultime ore della diciottenne scomparsa da Novellara da più di un mese fa.

Il giovane, come riporta il Corriere, avrebbe purtroppo confermato che sua sorella sarebbe stata uccisa, strangolata dallo zio Danish.

Mio zio Danish ha ucciso Saman – sono le parole del ragazzo, che ora si trova in una struttura protetta – Ho paura di lui, perché mi ha detto che se io avessi rivelato ai carabinieri quanto successo, mi avrebbe ammazzato. Ho pensato anche di ucciderlo mentre dormiva, visto ciò che ha fatto. Ma poi ho pensato che sarei finito in prigione. Ed era meglio che intervenissero i carabinieri.

Il fratello di Saman, in realtà, avrebbe riferito tutto questo alla Procura minorile di Bologna, di fronte ad assistenti sociali e carabinieri, già a metà maggio, qualche giorno dopo la scomparsa della ragazza; proprio grazie a lui, del resto, erano partite le indagini per l’omicidio di Saman, dopo che era stato fermato a Imperia sprovvisto di documenti e condotto di una struttura d’accoglienza minorile.

Secondo la ricostruzione fornita dal Corriere, Saman scappa di casa verso la mezzanotte del 1° maggio, dopo l’ennesima lite furibonda con i genitori, Shabbar e Nazia; vuole i suoi documenti, per poter viaggiare liberamente e progettare una vita assieme al fidanzato, un connazionale ventenne conosciuto sui social con cui, proprio quella sera, chatta.
Il fratello di Saman spiega che lo zio Danish sarebbe arrivato aggirando le telecamere, di cui conosceva il posizionamento, e avrebbe detto ai suoi genitori “Andate in casa! Ci penso io”; con lui ci sarebbero stati anche i cugini Ijaz Ikram e Nomanulhaq Nomanulahq.

Mio padre è rientrato a casa con lo zaino di Saman – prosegue il racconto del sedicenne – quello di colore avorio che lei aveva sulle spalle quando è uscita. Lo zio ha detto a mio padre di portarlo in casa e di nasconderlo senza farlo vedere alle telecamere.

Una volta rientrato suo padre avrebbe iniziato a piangere; nessuno, in famiglia, era capace di opporsi a Danish, che avrebbe minacciato di morte chiunque si fosse opposto a quanto stava facendo.

Se lo avesse fatto mio padre [di uccidere Saman, ndr.]si sarebbe tolto la vita. Secondo me l’ha ammazzata strangolandola, perché quando è entrato non aveva nulla in mano.

Il ragazzo avrebbe persino chiesto di sapere dove fosse sepolta la sorella, per poterla salutare un’ultima volta, sentendosi rispondere “Non te lo posso dire”. Ci sarebbe persino un video in cui si intravede una figura portare con sé una pala, particolare che ha fatto pensare a una buca scavata poco lontana da casa Abbas.

Fonte: Corriere

Nel frattempo, la procuratrice Isabella Chiesi, coordinatrice dell’indagine, ha parlato di omicidio premeditato, basandosi anche sulla data del 26 aprile, giorno in cui Danish ha acquistato i biglietti aerei per il Pakistan per i genitori di Saman, che sono tornati nel Paese con un volo da Malpensa proprio pochi giorni dopo la scomparsa della figlia.

Il gip Luca Ramponi ha diramato un’ordinanza per chiedere l’arresto per omicidio volontario dei cinque componenti del clan Abbas, motivando l’uccisione di Saman “per punirla dell’allontanamento dai precetti dell’Islam e per la ribellione alla volontà familiare, nonché per le continue fughe di casa”.

*** Articolo originale del 7 giugno 2021 ***

Da oltre un mese non si hanno notizie di Saman Abbas, la diciottenne di origine pakistana scomparsa da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, tra il 30 aprile e il 1° maggio scorsi, e ora il pensiero diffuso è che la giovane possa essere stata uccisa dai familiari per il suo rifiuto a sposare l’uomo che il padre aveva scelto per lei.

Nelle ultime ore sono infatti emerse delle chat che hanno spinto gli inquirenti a prendere in considerazione l’ipotesi peggiore, quella appunto dell’omicidio; in un messaggio vocale, come riporta il Corriere, lo zio trentatreenne di Saman, Danish Hasnain, parla di un “lavoro fatto bene” e aggiunge anche queste parole:

Se ci chiedono di lei diremo che sta in Pakistan.

Sono diversi i dettagli che fanno propendere i pm per la pista dell’omicidio; su tutti, l’ormai noto rifiuto della ragazza a sposare l’uomo che il padre aveva scelto e soprattutto la volontà di vivere la sua storia d’amore con il fidanzato, un connazionale conosciuto sui social nel 2019; c’è poi la testimonianza del fratello sedicenne di Saman, secondo cui proprio lo zio avrebbe deciso di intervenire per porre fine a quella storia, dopo l’ennesimo litigio in famiglia.

Il ragazzino, che è stato fermato con Hasnain e alcuni cugini a Imperia perché non in possesso di documenti regolari e ora in una comunità protetta del bolognese, descriverebbe l’uomo come “un freddo pianificatore” di cui tutti avevano paura; ha anche aggiunto di aver chiesto di poter salutare la sorella per l’ultima volta, venendo minacciato dall’uomo che gli avrebbe intimato di non raccontare nulla.

Hasnain si sarebbe –  il condizionale è ovviamente d’obbligo, parliamo di quelle che, in questa fase di indagine, sono esclusivamente delle ipotesi – fatto consegnare Saman dai suoi genitori, per poi comprare biglietti aerei per l’intera famiglia così da farli partire per il Pakistan poco dopo. A suffragio della tesi, però, ci sarebbe anche il video delle telecamere di sorveglianza dell’azienda agricola Le valli, situata proprio di fianco all’abitazione della famiglia di Saman.

Ombre sullo zio di Saman vengono gettate anche dal fidanzato della diciottenne, rientrata a casa lo scorso aprile dopo un periodo trascorso in una casa famiglia, che al ragazzo avrebbe confidato di aver molta paura di Hasnain. In un’occasione la giovane avrebbe sentito una conversazione tra i suoi genitori e lo zio, in cui sui madre, Nazia Shaeeen, avrebbe pronunciato le parole “È l’unica soluzione”. Frase che oggi viene interpretata come un riferimento alla morte come unica punizione per chi rifiuta le regole della vita pakistana.

L’ho sentito con le mie orecchie, ti giuro che stavano parlando di me – avrebbe detto Saman al fidanzato – non sono fiduciosa, se non mi faccio sentire per due giorni allerta le forze dell’ordine.

Saman avrebbe chiesto al padre Shabbar la sua carta d’identità, per vivere la sua vita normale, ha spiegato il fratello della giovane nell’incidente probatorio; è scappata, è stata riacciuffata dalla zio, forse calmata e infine tradita. Nella casa famiglia, del resto, ci era finita proprio per aver opposto un primo rifiuto al matrimonio con l’uomo che la sua famiglia aveva scelto per lei.

Saman come Hina Saleem, come Sana Cheema, come tantissime ragazze desiderose di vivere una vita “all’occidentale” e oppresse dalle famiglie; nonostante il pessimismo palpabile sulla sorte della giovane, c’è ancora la speranza che la sua storia, però, possa avere un epilogo diverso da quello delle due sfortunate connazionali uccise per gli stessi motivi, per aver detto no a un matrimonio deciso da altri.

Le ricerche, infatti, continuano: i terreni circostanti alla zona dove la famiglia Abbas abita sono sondati con carotaggi, mentre si prepara l’intervento delle unità cinofile, e questa settimana dovrebbe essere impiegato anche l’elettromagnetometro che permette una scansione del sottosuolo più approfondita.

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