Selma Miriam, chi era la donna che ha creato il "ristorante femminista"

Si è spenta lo scorso 6 febbraio nella sua casa, a 89 anni. Con Noel Furie ha fondato Bloodroot, ristorante di attivismo femminista con un menu vegetariano in continua evoluzione.

Lo scorso 6 febbraio è morta, a 89 anni, Selma Miriam, donna controcorrente per la sua epoca, visionaria, geniale, che con Noel Furie diede vita a Bloodroot, considerato il primo vero ristorante femminista.

Lei e Furie si consideravano delle casalinghe infelici, quando si incontrarono a un convegno della National Organization for Women nel Connecticut nel 1972. Poco dopo, divorziarono dai rispettivi mariti, fecero coming out come lesbiche e decisero di creare un luogo di ritrovo per le donne.

Miriam era una cuoca di talento e avventurosa, e all’inizio le cene organizzate erano a casa sua, una sorta di antesignana dell’home restaurant tanto in trend oggi, dietro un pagamento di 8 dollari per un buffet settimanale di succulenti piatti vegetariani, una scelta culinaria fatta perché un’amica aveva sottolineato che un’impresa alimentare femminista non avrebbe dovuto contribuire alla sofferenza degli animali.

Nel 1977, aprirono Bloodroot, ristorante e libreria femminista nascosto in un edificio industriale in una strada senza uscita a Bridgeport. Non avevano camerieri, nessun menu stampato e nessun registratore di cassa, e non facevano pubblicità. Contro ogni previsione, l’attività prosperò.

Selma Miriam, lo ripeteva spesso, era determinata a vivere i suoi valori, e Bloodroot era l’esatta incarnazione di quei valori: un posto per una buona conversazione, attivismo e cibo fantastico. Era anche un’impresa non gerarchica: i clienti si servivano da soli e sparecchiavano i loro tavoli.

All’inizio, Bloodroot era gestito come un collettivo, anche se i primi membri alla fine se ne sono andati, per poi finire nella sola gestione di Miriam e Noel Furie, rimaste amiche intime per tutta la vita. A trovare il nome, per il loro locale, fu proprio Selma Miriam, ispirandosi alla pianta autoctona che inizia a fiorire all’inizio della primavera e si diffonde attraverso un sistema di radici che cresce sottoterra, formando nuove colonie di fiori. “Separati ma connessi” era la metafora che cercava.

Con l’aiuto dei suoi genitori, insieme a 19.000 dollari che aveva messo da parte grazie al suo lavoro da 75 centesimi l’ora come giardiniera e un oneroso mutuo dall’unica banca tra le tante a cui si era rivolta che avrebbe concesso un prestito a una donna nel Connecticut negli anni ’70, Miriam era riuscita ad acquistare un’ex officina meccanica in un quartiere operaio di Bridgeport per 80.000 dollari. Era un posto funky, ma aveva spazio per un giardino sul retro e si affacciava sul Long Island Sound.

Lei e i suoi colleghi riempirono il posto con mobili da mercatino dell’usato, poster politici e foto e dipinti d’epoca di donne. Nel corso degli anni, i clienti contribuirono con foto delle loro madri e nonne. “Il muro delle donne”, lo chiamarono lei e Furie.

Fra poltrone accoglienti e librerie zeppe di libri, gatti che avevano il nome delle eroine femministe come Bella Abzug e Gloria Steinem, per creare i suoi menu in continua evoluzione Miriam ha attinto alle tradizioni culinarie vegetariane di tutto il mondo, utilizzando cibo di sua produzione locale e coltivato nell’orto del ristorante. Le donne che l’hanno raggiunta in cucina, immigrate da Brasile, Etiopia, Messico, Honduras e Giamaica, tra gli altri Paesi, hanno contribuito con piatti delle loro cucine nazionali. Una di queste donne, Carol Graham, che è giamaicana, ha inventato la ricetta del loro “pollo” jerk, fatto con tofu e seitan, che è da tempo uno dei best seller di Bloodroot.

Bloodroot è stata concepita come una comunità riservata alle donne, ma ha naturalmente attirato anche gli uomini. I clienti affascinati dall’atmosfera casalinga e dal menu sempre diverso sono rimasti fedeli per decenni, il che ha permesso al posto di sopravvivere nei periodi di crisi.

“Quando abbiamo iniziato – disse in un’intervista Selma Miriam – era come se stessimo saltando da una rupe”.

“Ci sono persone che vengono con il loro bambino di 3 anni e dicono, ‘Sono venuta qui quando avevo 3 anni, e ora sono tornata con mio figlio’, e penso a quanto sia incredibile che abbiamo avuto quell’impatto, senza nemmeno pianificarlo – ha poi detto al Washington Post nel 2017 – Abbiamo seguito le nostre convinzioni politiche e sociali, e abbiamo avuto un apprezzamento per la terra e gli animali, tutte cose che rientrano nell’ampio ombrello del femminismo”.

Nata il 25 febbraio 1935 nel Bronx e cresciuta a Bridgeport, unica figlia di Faye ed Elias Davidson, che aprirono un negozio di tessuti, Davidson’s Fabrics, su Main Street a Bridgeport l’anno in cui nacque, Selma Miriam si laureò nel 1956 al Jackson College, che all’epoca era la scuola femminile della Tufts University nel Massachusetts, in biologia e psicologia. Incontrò il suo futuro marito, Abe Bunks, che sarebbe diventato avvocato, mentre era al college; quando divorziarono nel 1976, iniziò a usare il suo secondo nome come cognome.

Sempre molto aperta e senza filtri, ha parlato dell’aborto illegale avuto a 15 anni, con l’aiuto dei suoi genitori, che non volevano che la loro unica figlia abbandonasse la scuola, raccontando anche della gravidanza indesiderata a causa di un diaframma non adatto, e di come ciò abbia ridotto le sue speranze di conseguire un dottorato di ricerca in biologia. Il tutto in tempi in cui parlare di determinate tematiche era scandolo per tutti, figuriamoci per una donna.

La settimana in cui Bloodroot aprì, le fu diagnosticato un tumore al seno. Il suo medico le asportò il nodulo con una procedura ambulatoriale, ma le disse che se non si fosse sottoposta a una mastectomia radicale, sarebbe morta entro tre anni. Lei rifiutò perché non voleva perdere il lavoro. “Ero l’unica che sapeva cucinare”, ha sottolineato.

Il cancro non si è mai ripresentato e Miriam ha continuato a nutrire sospetti nei confronti della professione medica, preferendo curarsi con rimedi omeopatici. Dal marito ha avuto i figli Sabrina e Carey, prima di dichiararsi omosessuale e di intraprendere una relazione con Noel Furie, durata per un breve periodo, prima di incontrare Carolanne Curry, nel 1988, sua compagna fino alla fine della sua vita. Proprio lei ha annunciato la sua morte, a causa di una polmonite.

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