Bare accatastate senza sepoltura: l’orrore nel post-denuncia di Selvaggia Lucarelli

L'assurda situazione nel cimitero palermitano di Santa Maria dei Rotoli denunciata da Selvaggia Lucarelli in un post: bare accastate l'una sull'altra da oltre un anno e mezzo, in attesa di una degna sepoltura, fra sporcizia e odori tremendi.

Quasi 1000 bare accatastate, l’una sopra l’altra, fra sporcizia e odori tremendi. È quanto visto e denunciato dalla giornalista Selvaggia Lucarelli al cimitero di Santa Maria dei Rotoli, nel cuore pulsante di Palermo, nel quartiere di Vergine Maria.

Da oltre un anno e mezzo il camposanto, il più grande della città, versa in queste condizioni, con 920 salme ancora in attesa di una degna sepoltura, di cui oltre 200 ferme al suolo. La situazione era stata denunciata non più tardi di una settimana fa anche da Rai News, che aveva spiegato come, nonostante già 72 famiglie avessero pagato per il trasferimento delle bare nel cimitero di Sant’Orsola, dove si sono liberati 184 posti sui mille disponibili, fossero state trasferite appena 14 salme.

Le procedure vanno a rilento per grosse difficoltà burocratiche, amministrative e organizzative dovute soprattutto all’insufficienza dei carri funebri e del personale impegnato anche in altri inderogabili servizi.

Aveva sintetizzato il sindaco palermitano, Leoluca Orlando, intervenendo nella seduta straordinaria del Consiglio comunale, convocata dal suo presidente, Salvatore Orlando. Nel frattempo, però, le bare rimangono lì, malamente una sopra l’altra, sversando liquidi e rilasciando odori insopportabili, come scritto da Lucarelli nel suo post.

A Palermo, leggenda vuole che nel 1625 la peste sia stata sconfitta da Santa Rosalia. Le sue ossa, ritrovate sul Monte Pellegrino, furono portate in processione e l’epidemia che aveva ucciso 10.000 persone in città, dopo poco terminò. Quei morti, in tutta fretta, venivano ‘inumati nudi come cani sotto la calce vergine’, qualcuno disse per protestare contro la disumanità con cui si conteneva la peste a Palermo. Oggi, a Palermo, la disumanità è nell’opposto.

Quasi 1000 bare giacciono nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli parcheggiate sotto un tendone da festival della birra da più di un anno. Ci sono bare, anche di bambini, che aspettano la sepoltura dagli inizi del 2020. Ne avevo letto, sono andata a vedere.
Dopo alcuni video e articoli di denuncia credevo che qualcosa si fosse mosso.
E invece non solo non si è mosso nulla, ma la situazione è peggiorata.
La distesa di bare, sotto il sole cocente di fine agosto, nel viale centrale del cimitero è un’immagine che sa di orrore e sconfitta. Entrare lì dentro mi ha lasciata incredula. C’è un odore indefinibile, un odore che devo contenere con una doppia mascherina e un lembo del vestito sul naso. Le bare sono sporche, circondate da fiori volati via, perdono liquidi che fuoriescono e macchiano l’asfalto, scivolano sotto le altre bare. Qualcuna è avvolta dalla plastica per trattenere lo scempio.

Non posso credere a quello che vedo. E non esiste giustificazione. La burocrazia, la mancanza di spazio, le lungaggini. Il direttore del cimitero che a maggio è cambiato (ma almeno pulire lì dentro? Disinfettare?), l’impianto di areazione che doveva arrivare (che fine ha fatto?), i cassoni di zinco che secondo il sindaco Orlando dovevano arrivare pure loro e così via.
Cosa deve succedere perché si metta fine a questo scempio?
Serve la regione? Serve lo stato? L’ESERCITO? Orlando, Musumeci, Draghi. Qualcuno si muova, perchè questa volta non saranno le ossa di Santa Rosalia a fermare lo scempio.
I cimiteri dovrebbero custodire la morte, non averne l’odore.

Al momento, dalla regione Sicilia e dall’amministrazione di Palermo tutto tace: né il primo cittadino Orlando, né il presidente di regione Nello Musumeci hanno replicato, neanche a mezzo social, al post di Selvaggia Lucarelli. Nel frattempo, le bare sono ancora lì: delle 920 che stazionano proprio nel viale centrale del camposanto da oltre 18 mesi, 420 sono in attesa di un loculo e 500 di un posto in un campo di inumazione; mentre per il forno crematorio, guasto da un anno, serviranno ancora sei mesi di pazienza prima di rivederlo in funzione.

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