Settimia Spizzichino, il coraggio di raccontare l'orrore dei lager

Unica donna sopravvissuta al rastrellamento del ghetto ebraico di Roma, avvenuto il 16 ottobre 1943, pubblicò il suo libro "Gli anni rubati", nel 1996: "Ci sono cose che tutti vogliono dimenticare. Ma io no. Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza ad Auschwitz".

Ci sono cose che tutti vogliono dimenticare. Ma io no. Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz”. Raccontava così Settimia Spizzichino, nel libro Gli anni rubati, la sua esperienza nel lager. Nata il 15 aprile 1921, fu l’unica donna sopravvissuta al rastrellamento del ghetto ebraico di Roma avvenuto il 16 ottobre 1943. In 1022 furono deportati verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Solo lei e sedici uomini fecero ritorno.

Settimia era la quinta dei sei figli di Mario Spizzichino e Grazia Di Segni. Il 23 ottobre, insieme alle sorelle, Giuditta e Ada, e a sua madre, arrivò ad Auschwitz, dove le ultime due incontrarono immediatamente la morte, essendo state inserite nel gruppo da destinare direttamente alle camere a gas. Settimia, invece, fu inclusa tra gli abili ai lavori e venne impiegata per spostare le pietre. Si ammalò e venne trasferita nell’ospedale del campo e poi nella sezione dieci di Auschwitz.

Da qui, nel 1945, con il regime nazista ormai al collasso, insieme agli altri prigionieri venne trasferita nel campo di sterminio tedesco di Bergen-Belsen. Un luogo in cui lo stato di abbandono era ormai giunto a un livello tale di aberrazione, che i morti venivano lasciati accatastati uno sull’altro. Una delle sentinelle di Bergen Belsen, in preda all’isteria, un giorno iniziò a sparare sui prigionieri e Settimia riuscì a salvarsi facendosi scudo con i corpi dei cadaveri. Rimase così nascosta fino all’arrivo dei liberatori del campo avvenuto il 15 aprile del 1945.

Una volta tornata in Italia, divenne uno dei simboli viventi della memoria della Shoah. Raccontò le vicende che aveva vissuto in quegli anni bui e si impegnò fortemente per fare in modo che il messaggio arrivasse anche alle nuove generazioni. Teneva incontri nelle scuole e la sua opera di testimonianza la portò a tornare ad Auschwitz come accompagnatrice degli studenti nei viaggi della Memoria. La sua vita è stata raccontata anche nel documentario, Nata 2 volte: storia di Settimia ebrea romana.

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