Sexability è dove sette persone con disabilità raccontano il sesso senza tabù

Un nuovo podcast ideato dall'urologo e divulgatore scientifico Nicola Macchione, Sexability, vuole raccontare il sesso vissuto dalle persone con disabilità, con il proposito di abbattere tutti i pregiudizi

L’urologo e divulgatore scientifico Nicola Macchione ha dato vita un nuovo video podcast, Sexability (attualmente disponibile su Youtube e Spotify) che lo vede chiacchierare liberamente di sessualità insieme a 7 ospiti con disabilità: la giornalista Valentina Tomirotti, il responsabile del progetto “Love giver” relativo all’assistenza sessuale Maximiliano Ulivieri, il content creator Simone Riflesso, il danzatore Ivan Cottini, l’architetto Luca Paiardi, il travel blogger Danilo Ragona e l’influencer Riccardo Aldighieri.

L’iniziativa – promossa dall’azienda Wellspect, che propone soluzioni per la continenza – si pone come obiettivo quello di sradicare i profondi pregiudizi legati all’attività sessuale delle persone con disabilità, mediante un approccio semplice e autoironico del tutto scevro da pregiudizi.

“Io, insieme a chi si è prestato al gioco dell’intervista, vogliamo abbattere il pregiudizio che chi ha una disabilità sia una persona asessuata, e senza desideri e voglie sessuali” ha dichiarato Macchione, aggiungendo che anche le persone con disabilità hanno desideri sessuali come chiunque. Anzi, spesso li soddisfano in modo “più spregiudicato”.

Macchione ha affermato che durante i podcast gli invitati parlano senza problemi dei sex toys che utilizzano e delle loro preferenze a letto. “Parlare con loro di sex toys ha fatto emergere come sul mercato non esistano “giocattoli” pensati appositamente per chi ha una disabilità”, ha detto il dottore e divulgatore.

L’intento di Macchione e dei suoi ospiti è abbattere ogni pregiudizio e rendere la società davvero più inclusiva da questo punto di vista. Rendere, quindi, – utilizzando le parole dello stesso Macchione –  “visibile ciò che finora è stato considerato invisibile”.

Lo scopo primario del progetto è “andare oltre il limite fisico, che poi diventa anche mentale, soprattutto nella testa di chi guarda: smetterla di considerarli i “carini”, i “poverini”, che poi non sono. Sono persone come tutti, e desiderano essere considerati, ammirati, criticati, come tutti”.

E ha aggiunto: “Cade il velo di pietà, rimane la pietas, ovvero il rispetto verso l’essere umano, che porta con sé la cura. E tutto questo nasce dall’essere considerati, dall’essere visti: non si può avere attenzione se non si conosce. E noi siamo qui per questo”.

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