È uscita di casa poco prima dell’una, nella notte tra lunedì e martedì 30 luglio, per la passeggiata notturna che era sua consuetudine; ma Sharon Verzeni, trentatreenne barista di Terno d’Isola, nel bergamasco, è stata accoltellata per sei volte, tre alla schiena, una al torace e una all’addome, trovando la forza di gridare e di chiamare il 112 prima di crollare a terra, in via Castegnate, di fronte al civico 32 abitato da due pensionati novantenni.

Restano molti i dubbi e i punti da chiarire sul suo omicidio, in primis, ovviamente, l’identità dell’assassino: la prima ad accorrere in soccorso di Verzeni, una donna di uno dei condomini vicini, ha riferito di non aver visto nessuno allontanarsi, né a piedi né in auto, e le telecamere di videosorveglianza comunali non avrebbero ripreso nulla di utile; al vaglio, per questo motivo, ci sono anche quelle private. E proprio una di quelle potrebbe aver immortalato una sagoma, che potrebbe essere quella dell’omicida.

Sharon Verzeni al telefono non ha fatto nomi, dicendo solo di essere stata accoltellata, prima di crollare proprio di fronte al civico 32, e nessuno, nelle vicinanze, l’ha sentita litigare con qualcuno prima dell’omicidio. Il dubbio degli inquirenti, però, è che la donna potesse conoscere il suo killer, o che quest’ultimo conoscesse bene le abitudini della vittima, sapesse delle sue passeggiate notturne e l’abbia quindi aspettata, visto che da casa di Verzeni, in via Merelli, a via Castegnate il tragitto è di appena 650 metri, percorribili in circa 9 minuti. Il Nucleo investigativo di Bergamo e della Compagnia di Zogno, coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio sembrano invece escludere l’ipotesi della rapina, visto che Sharon Verzoni non aveva la borsetta con sé e aveva ancora il cellulare.

Lo scenario percorso dagli investigatori sembra quindi da ricondursi a motivi personali, sentimentali o economici, benché nessun nome, fino a questo momento, sia stato iscritto nel registro degli indagati. Anzi i carabinieri hanno invitato chiunque sia in grado di fornire informazioni a farsi avanti, contattando il Comando provinciale.

Sembra reggere, al momento, l’alibi del compagno, l’elettricista Sergio Ruocco, che al momento dell’omicidio si trovava nella villetta della coppia in via Merelli; i carabinieri si sono presentati al civico 28/E, dove Ruocco e Verzeni vivevano da tre anni, interrogando a lungo l’uomo, che ha dichiarato di essere rimasto sempre in casa; versione che sarebbe stata confermata dalle telecamere dei vicini, che puntano proprio sulla via e che sono stati per questo motivo convocati in caserma.

Prima della donna era stata una coppia di giovani fidanzati in auto a fermarsi per soccorrere Sharon Verzeni, chiamando il 112 a sua volta. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Nucleo radiomobile di Zogno, che le hanno praticato il massaggio cardiaco prima dell’arrivo delle automediche e dell’ambulanza della Cri di Bonate Sotto. Verzeni, trasportata all’ospedale Papa Giovanni XXIII, è morta al Pronto Soccorso, e la salma è ora esposta nella camera mortuaria, in attesa dell’autopsia che sarà effettuata nei prossimi giorni.

Irrintracciabile è, al momento, anche l’arma del delitto, con le ricerche proseguite anche per tutta la giornata di ieri e il sindaco, Gianluca Sala, che ha invitato i cittadini a non gettare i rifiuti fino a sabato 3 agosto.

La notizia della morte di Sharon Verzeni, che lavorava in una pasticceria di Brembate ma aveva un diploma da estetista, è arrivata ai suoi genitori mentre si trovavano in vacanza; immediato il rientro, martedì pomeriggio. “Ci manca tantissimo – sono state le sole parole del padre, Bruno Verzeni, al citofono, come riporta Fanpage – siamo appena tornati dalle vacanze e abbiamo saputo tutto dall’altra figlia perché gli inquirenti non ci hanno detto niente”.

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