Chiunque do noi potrebbe diventare un assassino? Una domanda senz’altro scomoda alla quale ha dato risposta l’esperto criminologo David Wilson.

Secondo Wilson, professore emerito di criminologia alla Birmingham City University, la risposta a questa domanda è no. Anzi, per dirla tutta, l’idea che tutti potremmo essere potenziali assassini è, secondo lui, “una sciocchezza”.

“Abbiamo tutti brutte giornate e incontriamo tutti persone che non ci piacciono particolarmente”, ha asserito Wilson con sicurezza. “Ma se ognuno di ognuno noi potesse idealmente commettere un omicidio in presenza di circostanze particolari allora il numero di assassini sarebbe molto più alto di quello che è in realtà”.

E Wilson di certo parla con cognizione di causa, avendo lavorato per molti anni a contatto con uomini che hanno commesso un omicidio (in alcuni casi anche più di uno), supervisionandoli come direttore di una prigione e intervistandoli come accademico.

Secondo le ricerche dell’accademico americano Steven Pinker, l’umanità in generale, sta diventando meno violenta con il passare dei decenni. Eppure l’interesse pubblico verso le storie di assassini e serial killer è sempre molto elevato. Basti pensare alla serie Netflix Dahmer, che racconta le vicende del serial killer americano Jeffrey Dahmer, che attualmente è la serie più vista di Netflix.

Il fascino degli esseri umani per la morte, dopotutto, è radicato e antico. “Siamo attratti da storie di questo tipo per tante ragioni”, ha dichiarato Wilson. “E lo scrittore, il narratore, manipola quelle storie per sottolinearne ulteriormente la drammaticità”.

Ma perché si è diffusa così tanto l’idea che tutti potremmo diventare assassini all’interno della società? Probabilmente, il vero problema risiede nel modo in cui spesso vengono descritti gli atti criminosi. Tentare di “giustificare” gli omicidi definendoli “raptus improvvisi” o parlare di “bravi ragazzi ordinari” che all’improvviso si macchiano di un crimine orribile è fuorviante e può indurre molti a giungere a questa conclusione errata.

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