“Ho abortito a 24 anni. Paolo (Bonolis) non era pronto, scelsi lui”: Sonia Bruganelli si racconta

A pochi giorni dall’uscita dell’autobiografia Solo quello che rimane, la produttrice ripercorre la gravidanza interrotta, lo choc per la nascita di Silvia, gli attacchi di panico, i disturbi alimentari e il nuovo amore. «Essere forti non significa non crollare mai».

Sonia Bruganelli affida al Corriere della Sera la confessione che ha segnato la sua storia d’amore e la sua biografia emotiva. «A24 anni ho deciso di abortire, stavo con Paolo Bonolis. Quell’evento ha condizionato tutta la nostra vita insieme». Una scelta compiuta — racconta — in un tempo di innamoramento assoluto e di grande asimmetria emotiva:

«All’epoca mi stavo laureando, quando ho conosciuto Paolo aveva già una sua ferita emotiva: era papà, i due figli erano stati portati in America da piccoli. […] seppur la gravidanza non fosse cercata, avrei voluto che Paolo mi dicesse “che bello questo bimbo in arrivo frutto del nostro amore”. Invece non era pronto. Non l’ho accusato, l’ho capito: fra diventare madre senza di lui o avere lui, ho scelto lui».

La maternità e lo choc

Con la nascita di Silvia, operata subito per una cardiopatia e colpita da ipossia, il senso di colpa diventa un’ombra lunga:

«Ha avuto un’ipossia, non sapevamo che danni avrebbe lasciato. […] Pensavo: sono stata punita per aver rinunciato al mio primo bambino».
Negli anni arrivano anche Davide (2004) e Adele, ma la pressione interiore non si scioglie.

Ansia, compensazioni, cadute: «Mi sono data allo shopping compulsivo»

Nel racconto di Bruganelli, il dolore non elaborato cerca valvole di sfogo: il lavoro come corazza, lo shopping compulsivo, fino agli attacchi di panico e ai disturbi alimentari.

«Durante una vacanza a New York con Paolo e Davide ero convinta di avere un infarto, in realtà stavo capendo che fingersi una famiglia normale era un’illusione».

Dopo il matrimonio e la separazione: una sola infedeltà, un nuovo amore adulto

Sul gossip, la puntualizzazione:

«I tradimenti che mi sono stati attribuiti? Una sola infedeltà, lontana nel tempo, prima della nascita di Adele».
Oggi accanto a lei c’è Angelo Madonia:
«Lui è più giovane di me, ma per esperienza è più grande [..] sa che i miei figli vengono prima di tutto».

Il messaggio politico (e personale): legittimare le fragilità

Nelle pagine e nelle parole di Bruganelli c’è una traiettoria di auto-riconoscimento: la libertà di nominare il dolore, la colpa, le cadute — senza vergogna e senza eroismi performativi.

«Cosa mi rimane di quello che ho vissuto? Aver capito che la vera forza è dire “non ce la faccio”, mostrare le fragilità e farsi aiutare. Essere forti non significa non crollare mai».

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