Avrebbe avuto un’udienza per l’affidamento dei quattro figli nei prossimi giorni, e forse proprio questo potrebbe essere il motivo che ha spinto una trentaduenne del quartiere Sampierdarena, a Genova, a lanciarsi nel vuoto, seguita poco dopo dalla sorella 36enne, ora ricoverata in gravi condizioni al San Martino. Niente da fare, invece, per lei, che poco prima delle 8 di mattina di ieri, 7 gennaio, è precipitata dal quarto piano del suo appartamento in via Cantore, mentre in casa c’erano proprio quei figli che lei avrebbe avuto paura di perdere.

I vicini che hanno avvertito le forze dell’ordine dopo aver sentito un tonfo e dei gemiti e aver visto il corpo a terra hanno poi notato un’altra donna sul cornicione, e le hanno urlato di non gettarsi, senza essere ascoltati; sono stati gli inquirenti a stabilire il legame di parentela tra le due donne, che, stando alle testimonianze, erano molto legate e vivevano insieme.

I medici giunti sul posto hanno stabilizzato e intubato la sorella maggiore, mentre non hanno potuto che constatare il decesso della più giovane, i cui figli, come detto, si trovavano in casa al momento della tragedia; il più grande otto anni, il più piccolo due, sono stati proprio i bambini ad aprire agli agenti, visto che l’appartamento era chiuso dall’interno.

La trentaduenne era separata dal marito, un operaio edile denunciato in passato per maltrattamenti; secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile che si sta occupando del caso, sotto la direzione di Carlo Battelli, l’uomo sarebbe stato condannato a quattro mesi con la condizionale per sequestro di persona dopo aver chiuso in casa la ex, mentre sarebbe stato assolto dall’accusa di lesioni, ed era stato sottoposto al divieto di avvicinamento; un secondo provvedimento simile era ancora in vigore per un procedimento per maltrattamenti tuttora in dibattimento, e, come il precedente, non risulta essere mai stato violato.

Secondo le ricostruzioni quelli dell’uomo non sarebbero stati maltrattamenti fisici ma psicologici; l’ex della donna, di fede musulmana, avrebbe preteso che lei indossasse il velo o che non guidasse, mentre lei avrebbe voluto maggiore libertà. Diversa anche la versione sul sequestro: secondo l’uomo, infatti, quel giorno sarebbe stato semplicemente impegnato a riparare la porta, e non avrebbe chiuso la ex compagna in casa contro la sua volontà.

Sebbene già in passato, a causa delle liti, fossero stati chiamati i carabinieri, a preoccupare la trentaduenne era soprattutto l’udienza di venerdì, che avrebbe generato in lei un forte stato di ansia. I bambini, seguiti da mesi dai servizi sociali che avevano concordato da tempo i pernottamenti dal padre, avevano trascorso le recenti festività proprio con il genitore e lo zio paterno, ed erano stati riportati a casa solo il giorno dell’Epifania.

Mentre il pm ha disposto l’autopsia sul corpo della donna, gli inquirenti coordinanti dal pubblico ministero Luca Monteverde stanno procedendo con degli accertamenti sulle condizioni psichiche delle due sorelle; il tribunale per i minorenni, intanto, dovrà decidere a chi affidare i bambini, ignari di quanto accaduto alla mamma e alla zia.

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