Tiziano Ferro: "Un figlio entro i 40 anni". "Dopo il tour mi fermo"
Tiziano Ferro si racconta: la pausa dopo il tour, la vita negli States e quella data imposta come limite massimo per avere un figlio.
Tiziano Ferro si racconta: la pausa dopo il tour, la vita negli States e quella data imposta come limite massimo per avere un figlio.
Il bisogno di una pausa, per “riprendere a scrivere”, magari anche per il cinema, o un libro, e poi quel desiderio, accarezzato da un po’, di un figlio.
Tiziano Ferro si racconta in un’intervista su La Repubblica e affronta gli argomenti più disparati, dal suo rapporto con la spiritualità alla scelta di vivere in America (anche se lui, dice, continua a non volersi arrendere all’idea). Proprio lì, a Las Vegas, il trentasettenne cantautore di Latina ha scelto di girare il videoclip di Lento/Veloce, il terzo estratto dal nuovo album Il mestiere delle vita, già triplo disco di platino. Una carriera cominciata nel 2001 con il singolo Xdono che ha portato Tiziano, negli anni, ha duettare con artisti internazionali, a fare incetta di premi e a essere uno dei cantanti più apprezzati anche all’estero.
Se non fosse stato per un’idea videografica forse non ci sarei mai venuto – spiega Tiziano riferendosi alla città del Nevada – perché a me piacciono molto i posti di contenuto, e di Las Vegas dicono che sia la metafora dell’impossibilità di diventare qualcuno. Dato che io mi sono trovato in un meccanismo che mi ha messo al centro, l’idea di confrontarmi con persone che a tutti i costi vogliono diventare qualcuno mi terrorizza. Però ho capito di essere anch’io un po’ dipendente dal mio ego quando, proprio qui in America, stufo di alcune risposte, ho detto a un mio amico ‘Ma qua mi trattano male!’ e lui mi ha risposto ‘No, ti trattano normale’.
Già, l’ego, o meglio, la fuga da un sistema che lo mette costantemente e inevitabilmente al centro della tua vita.
Tiziano ricorda quando poteva girare per le strade del centro della sua città, Latina, “spiando” comportamenti e gesti delle persone, per poi parlarne nei suoi pezzi. Oggi che non può più farlo “non perché non mi piaccia più – spiega ridendo – ma perché non riesco più a farlo nell’isolamento che vorrei io“, cerca sempre e comunque di non lasciarsi trascinare nel vortice dell’egocentrismo che il suo lavoro spesso implica.
Per quanto tu voglia fare questo mestiere vergine, spoglio da tutto ciò che lo circonda, dall’esposizione, dalla fama, dall’esuberanza dell’ego alla fine ti intrappola. Ti porta sempre a parlare di te, a guardare le tue foto, a scegliere come vuoi essere, come sarai da qui a poco dopo. Mi sono allontanato dall’Italia proprio per stare puro rispetto a quella droga che è l’ego, invece mi sono ritrovato qui vittima di quella droga. È una disintossicazione non facile oggi, perché viviamo di social media e loro è come se fossero il crack dell’ego.
E il rapporto con lo specchio per Tiziano, che nelle sue canzoni ha spesso parlato anche dei conflitti rispetto al proprio corpo, delle sue trasformazioni, com’è oggi?
Lo specchio è strano, è un nemico giurato però non puoi non averne diversi in casa, e quando dico questo intendo che non puoi fare a meno, anche in maniera figurata, di confrontarti con la tua faccia. È un rapporto di amore e odio discontinuo e a volte incoerente.
Tiziano lo anticipa già, dopo il tour estivo de Il mestiere della vita, che lo porterà negli stadi, a San Siro per tre date (16,17 e 19 giugno 2017) e all’Olimpico di Roma (28 e 30 giugno 2017) si prenderà una pausa; niente indoor, niente tour invernale.
Non ci sarà una ribattuta, il tour avrà termine a metà luglio, voglio riprendere a scrivere, il prossimo tour arriverà quando arriverà, il prossimo disco quando sarà necessario, ci vorranno almeno un paio d’anni. Ho bisogno di chiudermi, e di mettermi a scrivere in un ambiente che sia all’ombra.
Negli States Tiziano ha riscoperto anche il rapporto con la spiritualità, che nella sua adolescenza lo ha portato anche a unirsi a un coro gospel.
Non ho mai frequentato tanto le chiese come da quando sono in America. Da quando sto qui ho sempre avuto un rapporto molto stretto con la spiritualità, perché dire ‘con Dio’ probabilmente spaventa molte persone. A me non spaventa perché io ho avuto la fortuna di vivere un’infanzia dedicata alla religione cristiana cattolica, però ho avuto sempre la fortuna di avere preti e catechisti che mi ha trasmesso sempre la parte migliore della mia religione, cioè la misericordia, e penso che queste cose nelle mie canzoni si avverta. Il mio rapporto con lo spirituale quindi è sicuramente molto profondo, che poi prenda strade meno convenzionali rispetto a quelle che la pratica della mia religione prevederebbe è vero, però per me oggi come oggi sapere che c’è qualcosa che domina una parte della mia vita che evidentemente non posso controllare mi tranquillizza, mi rasserena.
E si sorprende, Tiziano, quando sente commenti negativi ai messaggi di Papa Francesco, improntati sempre al perdono, alla comunione, e all’amore per tutti.
Che mondo ribaltato -dice- la gente non si è stupita per anni quando invece la Chiesa parlava di divisioni.
Giuliana, la mamma, occupa ovviamente un posto importantissimo nel cuore di Tiziano; lei è la donna a cui, dice il cantante, non si può nascondere nulla.
Da bambino ero molto grasso e lei non poteva comprare dolci, ma a papà piaceva la Nutella. Quindi nascondeva le confezioni nei ripiani alti. La beccavo sempre: mangiavo la Nutella dal mezzo, creando, scientificamente, un buco concentrico che mantenesse le pareti intonse, in modo che lei, guardando il vasetto, credesse che fosse ancora pieno. Lo andava a prendere ed era una specie di relitto del Titanic. Da lì in poi ho capito che a mia madre non posso nascondere niente.
Infine Tiziano Ferro parla del suo desiderio di diventare padre e parla
Possibile che nei programmi nel medio-lungo termine di Tiziano, da sempre organizzatissimo e amante degli schemi, ci sia spazio solo per la musica, per lo scrivere, insomma per la carriera?
Se parliamo di progetti universalmente più grandi, quello di un figlio è importante, più sto qui più mi rendo conto che, negli ultimi anni, parlarne è stato più semplice del vederlo succedere. In America ne vedi molte di più di queste realtà, scopri come funziona ma anche come ‘disfunziona’, ed è la cosa che probabilmente mi serviva. Io mi sono dato una data limite che è quella dei 40, non voglio rischiare di andare troppo in là con gli anni e non voglio avere fretta.
La bellissima intervista di Filippo Brunamonti è visibile su Repubblica.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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