Un uomo di 56 anni è stato sottoposto a un doppio trapianto sequenziale, prima quello microbiota fecale, poi quello di fegato, presso l’ospedale Molinette di Torino. Il paziente era affetto sin dalla nascita da malattia policistica con interessamento epatico e ai reni, ma era consapevole di come ora la sua situazione clinica fosse grave, al punto tale che i medici erano stati chiari con lui indicando quanto il suo corpo faticasse a reggere ancora a lungo.

Avevo un giorno e mezzo di vita davanti, quindi sono passato dalla certezza di morire a essere qui a parlare” – sono state le sue parole riportate da Tgcom24.

Il percorso che lui ha seguito è durato 120 giorni ed è stato gestito dal personale del nosocomio piemontese, in collaborazione con i colleghi della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma. Ora l’uomo è alle prese con la fase di convalescenza a casa, ma non può che essere riconoscente all’equipe che si è occupata di lui, consapevole di come il suo quadro clinico si fosse aggravato nell’ultimo periodo.

Ho sempre avuto problemi di policistica a reni e fegato e sono sempre stato sotto cura e sovrappeso, oltre i 100 chili – ha detto l’uomo – Poi ho dovuto fare un intervento a un ginocchio e sembrava essere andato tutto bene, ma dopo tre settimane sono iniziati i problemi: ittero, infezioni intestinali. Sono rimasto a letto quattro mesi e sono finito in ospedale, ma non riuscivano a farmi migliorare, finché non mi hanno mandato in terapia intensiva alle Molinette”.

L’uomo era così costretto a sottoporsi alla dialisi presso l’ospedale Martini di Torino, dove è stato poi ricoverato. Il fegato nel frattempo era finito per essere avvolto da una serie di cisti, cosa che aveva come effetto una denutrizione e la colonizzazione intestinale da parte di batteri resistenti a qualunque terapia antibiotica. Nel corso dell’estate 2023 è avvenuto il trasferimento alle Molinette, presso la Terapia intensiva epatologica, dove si è compreso quanto fosse necessario optare in tempi rapidi per un trapianto di fegato.

La sua non sarebbe però stata un’operazione semplice, era infatti necessario contrastare i batteri fecali resistenti agli antibiotici che avevano colonizzato l’intestino. Il trapianto fecale poteva essere la soluzione al problema, per questo si è deciso di inserire il paziente nella lista trapianti in elevata priorità.

“Il trapianto di microbiota – ha spiegato Renato Romagnoli, direttore del Centro Trapianto Fegato di Torino dell’ospedale Molinette della Città della salute di Torino – è stato possibile grazie al lavoro e ai risultati tecnici in questo campo del Policlinico Gemelli di Roma, perché per questo paziente sarebbe stata impossibile la somministrazione con colonscopia, troppo a rischio sepsi. L’unica via era quindi un donatore di microbiota, sano, in modo che tutto l’insieme di organismi di questa persona sana potesse sostituire quello del paziente. E il donatore è arrivato attraverso il Gemelli. Ora sarebbe importante organizzare uno studio clinico per poter far diventare una prassi questa procedura. Grazie al Gemelli la tecnologia per preparare il microbiota sano c’è, può cambiare il futuro di tanti pazienti”.

L’iter eseguito ha già ricevuto un riconoscimento dalla letteratura scientifica internazionale, essendo stato pubblicato sulla rivista Transplant Infectious Disease.

 

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