Il cancro al seno è la neoplasia più diffusa nella popolazione femminile, con oltre 55 mila nuove diagnosi solo nel 2022 in Italia, secondo il report annuale del Ministero della Salute; per quanto si tratti di un tumore da cui si può guarire, poco o niente si sa finora invece sulle possibilità di prevenirlo, ma una nuova speranza in questo senso potrebbe arrivare da uno studio americano appena pubblicato su Nature.

Guidato dal professor Gaorav Gupta del Dipartimento di Radioterapia Oncologica presso la Scuola di Medicina dell’Università americana della North Carolina a Chapel Hill (UNC), lo studio avrebbe scoperto il ruolo fondamentale della proteina MRE11 proprio nella prevenzione del cancro al seno; parliamo di un enzima presente nel nucleo delle cellule umane, già noto per riconoscere i danni al DNA, che sarebbe in grado di sopprimere la formazione dei tumori mammari, individuando le cellule con il DNA danneggiato ed eliminandole dall’organismo.

Secondo gli studiosi la proteina “sbloccherebbe” la via cGAS/STING, un percorso del sistema immunitario innato che generalmente è tenuto sotto contro controllo per prevenire un’infiammazione eccessiva in condizioni sane.

Il professor Gupta ha spiegato che i risultati dello studio suggeriscono che “la perdita di questo percorso possa essere ciò che consente alle cellule del cancro al seno di resistere ad alti livelli di danno al DNA senza essere riconosciute dal sistema immunitario”; la sua ricerca esamina come le cellule tumorari evitino di essere rilevate dal sistema immunitario nonostante subiscano danni al DNA durante la divisione cellulare e, in particolare, spiega come le cellule cancerose riescano a “bloccare” a proprio vantaggio il percorso cGAS-STING riuscendo a eludere il rilevamento immunitario.

Tale blocco ha effetto soprattutto sull’enzima GMP-AMP (cGAS) conosciuto come “messaggero” del sistema immunitario, che di norma si trova in uno stato dormiente e si attiva solo quando assolutamente necessario. Basandosi su un’altra ricerca pubblicata precedentemente su Science il team americano ha ipotizzato che proprio la proteina MRE11 potesse avere un ruolo chiave nel rilascio del cGAS dagli istoni, ed è esattamente quello che hanno scoperto.

Il team ha inoltre scoperto che l’interazione tra MRE11 e cGAS innesca una forma specifica di morte cellulare chiamata necroptosi, che attiva il sistema immunitario fornendo un importante meccanismo per eliminare le cellule precancerose danneggiate, prima che si sviluppino in cancro.

“Quando MRE11 e cGAS vengono attivati da una cellula precancerosa danneggiata, cooperano per attivare una forma di morte cellulare che potenzia il sistema immunitario, per aiutare l’organismo a eliminare le cellule prima che diventino cancerose”, ha spiegato Gupta.

Lo studio ovviamente apre a nuove possibilità di terapie mirate, ed è già a un secondo step, quello della sperimentazione clinica: Gupta e i colleghi del Lineberger Comprehensive Cancer Center di cui fa parte hanno arruolato dei pazienti per studiare la combinazione tra radiazioni e immunoterapia nel trattamento di alcuni tipi di cancro al seno. Con le nuove informazioni in possesso sulla via cGAS-STING i ricercatori potranno capire se il percorso identificato è più o meno reattivo a queste terapie, o se altre terapie possono coinvolgere questo percorso e portare quindi a risultati migliori.

Con queste nuove informazioni sulla via cGAS-STING, gli studiosi ora osserveranno se il percorso appena identificato è più o meno reattivo a queste terapie o se altre terapie specifiche possono coinvolgere questo percorso e portare così a risultati clinici migliori.

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