L'aria inquinata aumenta il rischio di cancro al seno: nessuna regione italiana è nei limiti OMS

Lo dice la European Society for Medical Oncology: “Vi è un’associazione statisticamente significativa tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico da particelle sottili e il rischio di cancro al seno”.

Le donne che si espongono ad aria inquinata corrono un maggiore rischio di sviluppare cancro al seno: lo dice una ricerca condotta dall’ESMO, la European Society for Medical Oncology, organizzazione leader nel campo dell’oncologia.

Lo studio ha confrontato l’esposizione all’inquinamento di 2.419 donne con cancro al seno con quella di 2.984 donne senza cancro al seno nel periodo 1990-2011, analizzando congiuntamente l’esposizione domestica e lavorativa per la prima volta. Studi precedenti, infatti, si erano concentrati soltanto sulle donne che abitavano in zone inquinate, senza analizzare luoghi molto frequentati come, appunto, i posti di lavoro.

I risultati della ricerca dimostrano quindi che il rischio di cancro al seno è aumentato del 28% quando l’esposizione a inquinamento da particelle fini (PM2,5) è aumentata di 10 µg/m3, ovvero lo scarto che è presente tra le aree rurali e quelle urbane.

Spiega Beatrice Fervers, responsabile del Dipartimento di Prevenzione del Cancro e dell’Ambiente del Centro oncologico globale Leon Berard di Lione, come riportato da Sanità Informazione:

I nostri dati hanno mostrato un’associazione statisticamente significativa tra l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico da particelle sottili, in casa e sul lavoro, e rischio di cancro al seno. Ciò contrasta con una ricerca precedente che esaminava l’esposizione alle particelle fini solo dove le donne vivevano, mostrando effetti minimi o nulli sul rischio di cancro al seno.

La European Society for Medical Oncology aveva già sollecitato presso la Commissione Europea la riduzione del valore massimo del PM2,5 ritenuto sicuro dai 25 µg/m3 attuali ai 5 µg/m3, in linea con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma per ora il limite rimane invariato.

In base agli ultimi dati disponibili per quanto riguarda l’Italia, nel 2021 soltanto Sardegna, SiciliaCalabria e Molise avevano una concentrazione di PM2,5 di poco inferiore ai 10 µg/m3, ovvero il vecchio limite OMS. Nessuna regione, invece, si situa sotto gli attuali 5 µg/m3 raccomandati dalle linee guida aggiornate. In coda alla classifica troviamo poi Lombardia e Veneto, che si situano molto vicine alla soglia massima consentita a livello europeo.

Queste particelle molto piccole possono penetrare in profondità nei polmoni ed entrare nel flusso sanguigno, da dove vengono assorbite nel seno e in altri tessuti”, spiega l’oncologo Charles Swanton del Francis Crick Institute di Londra, come riportato da Sanità Informazione. Il quale specifica, però, che la causalità sia ancora da studiare:

Sarà importante verificare se gli inquinanti consentono alle cellule del tessuto mammario con mutazioni preesistenti di espandersi e muoversi verso la promozione del tumore attraverso processi infiammatori, simili alle nostre osservazioni nei non fumatori con cancro al polmone. È molto preoccupante che piccole particelle inquinanti e microplastiche stiano entrando nell’ambiente quando non comprendiamo ancora il loro potenziale nel promuovere il cancro.

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