La parola del dialetto bolognese "Umarèll" entra nel vocabolario Zanichelli 2021

Il termine del dialetto bolognese Umarèll, a cui lo scrittore Danilo Masotto diede nuovo spolvero e una nuova connotazione linguistica e semantica, si conquista un posto nel nuovo dizionario Zanichelli del 2021, consacrando un'immagine, più che una parola, divenuta ormai parte del comune linguaggio.

La ormai famosa parola del dialetto bolognese Umarèll si conquista un posto nell’edizione 2021 del vocabolario italiano Zingarelli.

Il termine è stato ideato dallo scrittore, grafico e musicista Danilo Masotti nel 2007 che lo utilizza come titolo per il suo libro edito da Pendragon, ed è ormai da anni entrata a far parte del linguaggio comune degli italiani, travalicando i confini dialettali.

Questa la definizione precisa che si legge sul dizionario alla voce Umarèll:

Pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro la schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono.

Questo, invece, il racconto che ne fa il suo “ideatore” per spiegare l’origine del fenomeno e il nuovo significato che ha regalato a un vecchio termine dispregiativo della cultura linguistica bolognese:

Il progetto Umarèll nasce dall’osservazione degli anziani urbani in giro per la città. Queste presenze ci sono sempre state, ma nessuno si era mai preso la briga di dare un nome a questa categoria umana. Ed è così che ho preso in prestito il dispregiativo termine bolognese umarèl (che è, anzi era, utilizzato per indicare un uomo da poco, l’uomo della strada), l’ho reso positivo aggiungendo una “elle” e l’ho trasformato in umarèll, parola erroneamente usata per indicare gli anziani urbani con le mani dietro la schiena intenti ad osservare i cantieri. Siccome ho sempre sostenuto che gli umarèll fossero nel mondo ho aggiunto una “esse” e ho ricavato il plurale umarèlls. Nel 2005 vidi il primo umarèll della mia vita (in realtà ne avevo visti migliaia, ma non avevano quel nome), raccontai di lui sul blog Spettro della bolognesità, da cui poi nacque il blog spinoff Umarèll dove incitavo i lettori ad armarsi di una macchina fotografica digitale, di scovarli, fotografarli e di osservarli. Loro osservano noi e noi, diventando umarèlls watchers, osserviamo loro.

Da fenomeno linguistico, quindi, il termine è infatti diventato un’immagine, quasi poetica, ben definita, che da una realtà paesana e locale ha preso a indicare un concetto più universale, quello di una figura umile e tenace, della tradizione, che guarda ai cambiamenti in atto e cerca di capirli, non riuscendo a stare al passo con loro.

Si tratta di un riconoscimento linguistico importante, che negli anni non è mai stato concesso ad altre espressioni simbolo dei dialetti bolognesi, come biassanòt (nottambuli), zdora (la massaia emiliano-romagnola), l’esclamazione soccia! o il termine sprassolati (fuori di testa), nonostante la speciale menzione di Lucio Dalla nel suo capolavoro Quale allegria.

Ma i successi che ha raggiunto questo termine non finiscono qui. Nel 2018, la città natale di Masotti, Bologna, dedica una piazzetta agli Umarèlls, mentre nel 2020 pensionati amanti dei cantieri saranno i protagonisti di un episodio del giornale di Topolino, fino “all’arrivo” in TV, nell’ottobre 2020, con una citazione nel celebre game-show a premi L’eredità di Rai 1.

 

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