Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire la dinamica dell'accaduto, ma al momento propendono per il gesto volontario, anche se non si escludono altre piste.
Tragedia, la mattina del 12 novembre, alla Cittadella dello studente di Padova, nella residenza universitaria di Nord Piovego, dove uno studente ventiduenne è precipitato dall’ultimo piano, il terzo, della Residenza ESU (Aziende Regionali per il Diritto allo Studio Universitario), nell’edificio che ospita la facoltà di Psicologia, in via Venezia.
L’allarme è stato lanciato attorno alle 8, ma quando i soccorsi sono arrivati per il giovane, proveniente dall’Umbria, non c’era purtroppo più nulla da fare.
Lo studente frequentava la Scuola Galileiana, una delle realtà più importanti dell’Università di Padova, ed era iscritto alla facoltà di Scienze naturali, oltre a nutrire una grande passione per la matematica. Al momento non trapela molto, da parte degli inquirenti che stanno indagando sulla morte, e sono ovviamente al vaglio diverse ipotesi, anche se gli investigatori sembrano propendere maggiormente per il gesto volontario; la Procura ha in ogni caso aperto un’inchiesta, mentre dall’ateneo padovano è arrivato un post, pubblicato sulla pagina Instagram ufficiale, di cordoglio per la morte del ragazzo.
“Oggi abbiamo sentito il bisogno di fermarci – si legge nel post – […] Non sapevamo bene come e se parlare di quanto successo, ci abbiamo pensato a lungo e abbiamo sentito la necessità di farlo […] In una società frenetica come la nostra, il valore di una persona sembra misurarsi solo dal rendimento. Questo ritmo disumano, sommato al peso costante di notizie e aspettative, rischia di portarci a non fermarci nemmeno di fronte a tragedie di questa portata […]
Non vogliamo che stare male diventi un’abitudine. Vogliamo che la salute mentale venga trattata per ciò che è: una priorità, sia nella vita di tutti i giorni che dentro l’università”.
L’ateneo fornisce poi anche i numeri di supporto psicologico per chiunque ritenga di averne bisogno.
Il ragazzo non avrebbe lasciato messaggi o testimonianze per spiegare quello che, per le forze dell’ordine, sembra essere un gesto estremo, anche se, come detto, non vengono escluse altre piste.
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