Un appuntamento immancabile che si rinnova da più di 150 anni e anche quest’anno il Times Higher Education ha pubblicato l’elenco delle migliori università al mondo, la classifica dei 200 atenei che si distinguono per didattica e ricerca.  A vincere la sfida dalla cultura è l’università di Oxford che per il terzo raggiunge la prima posizione  grazie anche a importante risultati ottenuti per volume, reddito e reputazione delle ricerche scientifiche compiute.

La medaglia d’argento resta nel Regno Unito con Cambridge mentre quella di bronzo vola negli Stati Uniti con l’università Stanford. Grande rimonta quest’anno anche per l’università di Yale che acquista 4 posizione dal scorso anno e si classifica quarta.

E l’Italia? Anche l’Accademia italiana è presente con alcuni dei suoi atenei più famosi e blasonati ma nessuno è entrato nella top ten. Gli atenei italiani presenti in classifica sono 43, tre in più rispetto alla classifica 2018 e tre di questi riescono a entrare nella top 200

I tre piazzamenti italiani migliori sono la scuola superiore Sant’Anna di Pisa, la scuola Normale di Pisa e l‘Alma Mater di Bologna. Tutti e tre gli istituiti hanno migliorato la performance rispetto allo scorso anno posizionandosi rispettivamente 153esima, 116esima e 180esima.

L’Università di Bologna soprattuto entra di diritto nell’elitè delle università mondiali riuscendo a innalzare tutti i livelli di giudizio che sono: docenza, ricerca, impatto delle citazioni (influenza delle ricerche), introiti del settore e prospettiva internazionale. Tra le altre università presenti in classifica troviamo Padova, Ferrara, Napoli (Federico II), La Sapienza di Roma e la Cattolica di Milano.

In Europa lo stato che conquista più presenze è il Regno Unito, con 98, la Germania con 47, Italia 43 e Francia 34. Nonostante il vecchio continente sia ancora il più rappresentato in classifica le università asiatiche in pochi anni aumentano e scalano la classifica.

Per la prima volta sono rappresentati nella classifica anche istituiti di Iraq, Giamaica, Nepal, Tanzania e Kazakistan.

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