Valeria Graci, le violenze e la denuncia per stalking: a processo l'ex marito

"Insulti e minacce, calci alla porta di casa e cellulare fatto a pezzi": la comica aveva già parlato in diverse occasioni dei comportamenti violenti dell'uomo e la sua querela è stata accolta dal giudice.

Sono emersi nuovi sviluppi sul caso di violenze e stalking in cui Valeria Graci è stata coinvolta. La comica di Zelig, infatti, si è trovata costretta a denunciare il suo ex marito per episodi che l’hanno vista subire insulti, minacce e dimostrazioni violente da parte dell’uomo.

La vicenda ha avuto luogo tra il 16 novembre 2018 e il 20 novembre 2019, quando per Valeria Graci ha avuto inizio l’incubo. Secondo una ricostruzione de Il Messaggero, il compagno della donna, Simon Russo, avrebbe tartassato Graci con ripetute telefonate e messaggi tanto da costringerla a bloccare il suo numero sul cellulare. L’avrebbe poi minacciata di prendersi suo figlio Pierluigi e, dopo una discussione a suon di calci e pugni alla porta di casa, le avrebbe strappato il telefono dalle mani per poi romperlo. La comica aveva già parlato della questione sui suoi social, quando aveva pubblicato la foto del suo iPhone distrutto e aveva invitato le donne vittime di violenza a sporgere denuncia.

Ad aprile 2022, durante Verissimo, Valeria Graci aveva rivelato qualche dettaglio in più sull’accaduto, parlando della violenza psicologia subita “per diverso tempo” dovuta al fatto che la donna avesse voltato pagina dopo la fine della relazione durata nove anni con Russo: “C’è stata una non accettazione che io sia andata avanti con la mia vita“.

L’ex compagno di Graci, dopo le denunce da lei sporte, è così finito a processo: Russo è stato accusato dal pm Eleonora Fini di stalking e poi rinviato a giudizio dal gup Valerio Savio. La prima udienza si terrà il 22 settembre. L’avvocato dell’imputato, Federico Cona, ha precisato che nell’udienza preliminare di inizio maggio non si è giudicata la colpevolezza, ma si è data la possibilità di scegliere “un rito alternativo come il giudizio abbreviato, che prevede uno sconto di un terzo della pena“. Ha proseguito:

Non l’abbiamo fatto perché riteniamo di poter dimostrare in dibattimento che le condotte del mio assistito non hanno nulla a che vedere con il reato di stalking. Non si esclude la scelta di una possibile remissione di querela.”

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