Ci sarebbe il video di uno stupro dietro il suicidio di Alice Schembri, 17 anni

Era il 18 maggio del 2017 quando la giovane si tolse la vita gettandosi dalla rupe Atenea di Agrigento. Ora la Procura riapre il fascicolo: 4 indagati per violenza sessuale di gruppo e produzione di materiale pedopornografico.

Alice Schembri aveva 17 anni e il 18 maggio del 2017 si era tolta la vita gettandosi dalla rupe Atenea di Agrigento. Prima di suicidarsi aveva scritto un ultimo post su Facebook: “Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte. Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando”.

Nel 2018, il caso per istigazione al suicidio era stato archiviato, ma ora sulla sua morte è tornata a indagare la Procura di Palermo, la quale ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a due maggiorenni coinvolti nell’inchiesta, in cui comparirebbero anche altre due persone che all’epoca dei fatti non avevano ancora 18 anni.

Quello che sta emergendo è un quadro agghiacciante: Alice Schembri si sarebbe tolta la vita dopo aver subito una violenza sessuale di gruppo, filmata in un video dagli stupratori che poi lo hanno fatto girare nelle chat di amici. Gli inquirenti, dopo aver scartato varie piste, sono riusciti a trovare a queste immagini, risalenti a due anni prima della morte della giovane, in cui la 17enne veniva ripresa mentre quattro ragazzi la violentavano, minacciandola. Chiare le parole della vittima: “Non voglio… non posso… mi uccido… no ti prego”.

Gli stupratori, secondo l’accusa dei pm della procura di Palermo Luisa Bettiol e Giulia Amodeo, “Avrebbero abusato delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica”, e all’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di minore si aggiunge quella di produzione di materiale pedopornografico.

I pm hanno concluso le indagini preliminari per i due maggiorenni coinvolti nell’inchiesta, entrambi 27enni, mentre per gli altri due (minorenni nel 2017) sta procedendo la procura minorile. Ora, i difensori dei due indagati, Daniela Posante e Antonio Provenzani,  hanno venti giorni di tempo per prendere visione di tutti gli atti, e fare tutti i passi necessari prima che ci possa essere la richiesta di rinvio a giudizio.

“L’ipotesi accusatoria è basata su alcuni video”, ha specificato uno dei legali degli accusati a Fanpage.it, chiarendo che non si tratterebbe di violenza di gruppo e che, oltre a esserci sempre il consenso, i video fossero più di uno: “Sono diversi episodi che risalgono al 2015, almeno 3/4, tutti documentati da filmati”.

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