Stuprata a 16 anni su ordine del "tribunale" del villaggio per punire il fratello
Viene stuprata a 16 anni per decisione del consiglio di anziani del villaggio che usa la "legge del taglione". È accaduto in Pakistan.
Viene stuprata a 16 anni per decisione del consiglio di anziani del villaggio che usa la "legge del taglione". È accaduto in Pakistan.
La legge del taglione (quella, per intenderci, che recita “occhio per occhio, dente per dente”) è un principio di diritto che risale all’epoca del codice di Hammurabi, insomma in tempi talmente lontani da noi, culturalmente e storicamente, da renderci impossibile anche il solo prefigurare nella nostra mente che possa permanere nelle società moderne. Eppure, esistono alcune regioni e aree del mondo dove il “senso di giustizia” e la percezione della legge, incredibilmente, sono ancora strettamente legate a questa concezione che prevede di ricevere la stessa pena inflitta, insomma che l’aggressore paghi esattamente con la stessa moneta, ricevendo la medesima offesa.
È notizia di pochi giorni fa, riportata dalla Reuters, quella di una ragazzina di 16 anni stuprata, in Pakistan, per punire il fratello che si era macchiato dello stesso crimine, violentando un’altra adolescente. A deciderlo è stato lo jirga, letteralmente assemblea in lingua pashtu (la lingua usata nel nord ovest del paese) o panchayat, che in urdu, la lingua ufficiale del paese, significa consiglio dei cinque, ovvero un vero e proprio consiglio di anziani locali chiamati a discutere, e a decidere, sulle questioni giudiziarie che riguardano la vita della comunità. Questa è una tradizione secolare nella vita dei villaggi rurali del Pakistan che, sebbene accettata dalle autorità, non ha nessuna matrice di legalità: insomma, le decisioni prese dal consiglio degli anziani non sono riconosciute dalla polizia né, tantomeno, dai tribunali. Si tratta di una sorta di giustizia, alquanto sommaria e approssimativa, che attiene esclusivamente alla vita del gruppo tribale, ma non trova riscontro legale all’esterno.
Nella storia venuta alla luce recentemente, che ha avuto luogo nel Punjab pakistano, un consiglio di villaggio composto da 40 persone è stato convocato all’inizio di luglio,per discutere il caso di una ragazza di 13 anni stuprata da un giovane anch’egli appartenente alla comunità; per tutta risposta il panchayat ha stabilito che la sorella dell’aggressore, appena sedicenne, avrebbe dovuto essere consegnata al fratello della vittima per essere violentata a sua volta. La violenza si è effettivamente consumata il 17 luglio scorso, dopo che la famiglia della giovane ha consegnato la ragazza al suo aguzzino, di fronte ad alcuni rappresentanti del consiglio.
Probabilmente questo episodio, che potrebbe essere solo uno dei tanti che accadono all’interno delle società tribali del Punjab e di altre regioni, sarebbe passato sotto silenzio esattamente come gli altri di cui non siamo a conoscenza, se non fosse che stavolta, per fortuna, entrambe le madri delle giovani stuprate hanno deciso di rivolgersi alle autorità per denunciare non soltanto la violenza sessuale subita dalle figlie, ma anche l’atteggiamento inaccettabile e disumano del consiglio. Dopo aver accertato l’effettivo stupro, tramite una visita alle due adolescenti, la polizia è intervenuta, coinvolgendo 29 persone e arrestandone 25.
Dopo i primi interrogatori è subito emerso il ruolo del consiglio nella vicenda – ha detto Ahsan Younus, funzionario della polizia della città di Multan, nell’est del paese – Tutti gli anziani del consiglio del villaggio che hanno ordinato la violenza sono stati arrestati.
Mentre sia le vittime che le madri si trovano adesso ospitate presso un centro di accoglienza per donne che hanno subito violenza, la Corte suprema ha chiesto alle autorità locali di fare un rapporto dettagliato sul caso, che ricorda molto da vicino un altro, avvenuto nel 2002.
In quell’occasione l’allora adolescente Mukhtaran Mai subì una violenza di gruppo, su ordine di un panchayat, per risarcire la comunità di un crimine compiuto da un parente maschio.
La ragazza decise di denunciare i suoi aggressori, gettando per la prima volta la luce sull’oscena pratica di comminare violenze sessuali per vendetta e i sei uomini colpevoli dello stupro furono condannati, anche se cinque di loro furono rilasciati in seguito. La donna, diventata ora un’attivista che combatte per i diritti delle donne, ha voluto commentare l’assurdo episodio dicendo:
Se ci fosse davvero giustizia nel panchayat avrebbero dovuto sparare allo stupratore, perché punire un’altra ragazza innocente?
Inoltre, Mai ha aggiunto,con un tono piuttosto amaro, un tweet sulla vicenda.
Another Tribe Court (Panchayt) in south Punjab Multan and another girl was raped. We are still in 2002.
— Mukhtar Mai (@MukhtarMai) 26 luglio 2017
Un altro consiglio degli anziani – scrive la donna – e un’altra ragazza stuprata. Siamo ancora nel 2002.
A noi, invece, verrebbe da dire, purtroppo, che siamo ancora al 1792 – 1750 avanti Cristo, fermi a quell’epoca in cui la legge del taglione era il grado di giudizio principale, e a pagare, spesso, erano gli innocenti.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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