Pare non arrestarsi lo scandalo sessuale che sta colpendo diverse organizzazioni non governative e che ora accusa anche alcuni funzionari dell’ONU in Siria. L’accusa arriva da una cooperante, Danielle Spencer, che in un’intervista video alla BBC racconta che alcune donne siriane hanno subito abusi da parte di operatori dell’Onu e di altre Ong: cibo, sapone e beni di prima necessità in cambio di favori sessuali.

La donna alla BBC rivela che il fenomeno sarebbe talmente diffuso che alcune donne siriane ormai rinunciano agli aiuti umanitari internazionali perché sanno che nei luoghi di distribuzione potrebbero ricevere qualche ricatto o molestia in cambio dei generi di prima necessità. La Spencer ha parlato direttamente con donne vittime di abusi e racconta:

Mi ricordo di una donna che piangeva in una stanza, stava molto male. (…) Una donna che si trova in un centro e aspetta di ricevere cose essenziali per poter vivere come cibo o sapone deve essere protetta. L’ultima cosa di cui ha bisogno è un uomo che la ricatti chiedendole di fare sesso con lei in cambio di quegli aiuti.

Danielle ha denunciato il sistema per la prima volta nel 2015 dopo che aveva raccolto alcune testimonianze di donne nei campi profughi in Giordania. L’Onu e le altre Ong hanno cercato di adottare dei regolamenti interni perché questo non accadesse ma, visti gli ultimi accadimenti interni a Oxfam, pare che la prassi non sia quella del regolamento.

Il Fondo delle Nazioni unite per la popolazione (UNFPA) ha diffuso un rapporto sulla violenza di genere nel Paese nel 2017 e nel report, intitolato Voci dalla Siria 2018, si legge: “Ci sono stati esempi di donne o ragazze che sposavano per un breve periodo di tempo i responsabili della distribuzione di aiuti per ricevere cibo. O di queste persone che chiedevano alle donne il numero di telefono prima di consegnare i pacchi. O le costringevano a farsi accompagnare a casa per avere qualcosa in cambio del cibo. (…) Donne e ragazze ‘senza protettori maschili’, come vedove e donne divorziate, nonché’ donne sfollate, sono considerate particolarmente vulnerabili allo sfruttamento sessuale.”

Pare che molti avrebbero taciuto la situazione perché l’unico modo per raggiungere determinate aree remote del Paese, inaccessibili a membri dello staff internazionale, è contare su funzionari del posto e terze.

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