Violet Gibson, la vera storia della donna che sparò a Mussolini
Chi era Violet Gibson, la donna irlandese che nel 1926 sparò a Benito Mussolini nel cuore di Roma
Chi era Violet Gibson, la donna irlandese che nel 1926 sparò a Benito Mussolini nel cuore di Roma
Il 7 aprile 1926 una donna irlandese sui cinquant’anni, Violet Gibson, uscì da una folla nel cuore di Roma e sparò un colpo di pistola contro uno dei dittatori più famosi del XX secolo, Benito Mussolini.
Il dittatore rimase solo ferito dal proiettile, che gli sfiorò il naso, ma il tentato omicidio di uno dei tiranni più temuti di tutti i tempi rese subito famosa Violet Gibson, il cui nome è entrato di diritto nella Storia. La donna avrebbe voluto sparare altri colpi contro Mussolini, ma la pistola si inceppò dopo il primo e Violet venne catturata dai sostenitori di Mussolini e imprigionata.
Presto, però, fu trasferita in Inghilterra, dove venne accolta al St Andrew’s Hospital, un manicomio a Northampton, dove rimase fino alla sua morte avvenuta nel 1956 quando aveva 79 anni. Nei giorni successivi al tentato omicidio, il Presidente del Consiglio Esecutivo dell’Irish Free State WT Cosgrave scrisse a Mussolini congratulandosi con lui per essere sopravvissuto.
La storia di Gibson ha attirato per la prima volta l’attenzione internazionale nel 2014, quando la giornalista Siobhán Lynam ha prodotto un importante documentario radiofonico che ha raccontato la sua vita straordinaria a un vasto pubblico.
Violet Gibson non era certo una persona comune. Figlia dell’aristocratico anglo-irlandese Baron Ashbourne, Lord Cancelliere d’Irlanda (la più alta carica legale del Paese all’epoca), Violet era una debuttante alla corte della regina Vittoria.
Cresciuta tra Dublino e Londra, Gibson era una bambina con molti problemi di salute, sia fisici che mentali. Era affetta da quella che allora veniva definita “isteria“, una malattia al tempo considerata molto grave. Verso la metà degli anni ’20 si convertì al cattolicesimo e, in seguito, si trasferì a Parigi per lavorare per alcune organizzazioni pacifiste. Secondo il World, furono le appassionate convinzioni politiche e religiose di Gibson a spingerla a tentare di uccidere il dittatore italiano nell’aprile 1926.
Il giorno della sparatoria, Mussolini aveva appena finito di tenere un discorso a un convegno di chirurghi a Roma. Stava camminando per Piazza del Campidoglio quando Gibson, una donna che i presenti ricorderanno come “piccola e dall’aspetto disordinato”, gli sparò a bruciapelo.
Il dittatore sarebbe stato colpito in pieno volto se proprio in quel momento non si fosse voltato per guardare un gruppo di studenti vicini che stavano cantando una canzone in suo onore. Ciò ha fatto sì che il proiettile gli sfiorasse il ponte del naso piuttosto che colpirlo in pieno.
Secondo la giornalista Frances Stonor Saunders, Mussolini era parso molto imbarazzato per il fatto di essere stato colpito da una donna. “Era molto misogino, come lo era l’intero regime fascista”, ha asserito Stonor Saunders. “È rimasto scioccato per essere stato colpito da una donna, perlopiù straniera. È stata una specie di ferita al suo grande ego”.
Quasi un secolo dopo, il consiglio comunale di Dublino ha approvato una mozione riguardante l’installazione di una targa in onore di Gibson. Secondo il giornalista Michael Sheils McNamee si sta considerando, come luogo per la costruzione del memoriale, la sua casa d’infanzia nel quartiere di Merrion Square a Dublino.
Giornalista sulle nuvole, i miei grandi amori sono i libri, il cinema d'autore e gli animali. Sepulveda e Tarantino: le mie ossessioni.
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