Posti in zone "senza bambini" durante i voli con un sovrapprezzo: la proposta fa discutere
Una compagnia aerea turca istituirà delle zone "child free" sui propri voli a partire dal mese di novembre. Ma non tutti sono d'accordo con questa decisione.
Una compagnia aerea turca istituirà delle zone "child free" sui propri voli a partire dal mese di novembre. Ma non tutti sono d'accordo con questa decisione.
Dal novembre 2023 sarà possibile viaggiare in aereo in apposite zone ‘childfree’. È questa la decisione di una compagnia aerea turca, la Corendon Airlines, la quale ha annunciato che, sui voli Amsterdam-Curaçao, istituirà degli appositi scomparti proibiti agli under 16.
L’accesso a tale area riservata, separata dal resto del velivolo tramite un muro, sarà venduto come supplemento al costo di 48 dollari. Corendon sarà la prima compagnia aerea operante in Europa ad adottare misure simili. La decisione arriva dopo una serie di polemiche che da sempre coinvolgono i viaggiatori di tutto il mondo: sono in molti, infatti, a lamentarsi del pianto dei bambini durante i voli, ed è così che la compagnia ha spiegato la sua scelta:
A bordo dei nostri voli, cerchiamo sempre di rispondere alle diverse esigenze dei nostri passeggeri. Siamo anche la prima compagnia olandese a introdurre una zona ‘Adult only’, perché cerchiamo di rivolgerci ai passeggeri che hanno bisogno di un po’ più di relax durante il loro volo.
La decisione, però, ha provocato da subito risposte molto contrastanti. Da una parte testate come Motherly la vedono come un’occasione per ‘sollevare’ i genitori da passeggeri intolleranti, motivazione riportata anche dalla compagnia stessa, che dichiara: “Crediamo che questo possa avere un effetto positivo sui genitori che viaggiano con figli piccoli. Possono godersi il volo senza preoccuparsi se i loro figli fanno rumore”.
Dall’altro lato però, attiviste e attivisti della maternità lo vedono come l’ennesima desocializzazione dei genitori, che finché hanno figli piccoli sono esclusi dai contesti e dai luoghi della socializzazione pubblica e culturale. In particolare, il cuore del dibattito è la problematicità di un approccio ghettizzante, che ‘autorizza’ – a fronte di un pagamento – l’esclusione di un gruppo di persone perché non gradite (in questo caso i genitori con i figli).
Le due istanze opposte sono quindi, da una parte, l’esigenza e/o il diritto di viaggiare senza rischiare – soprattutto quando di tratta di voli lunghi o di persone neurodivergenti – di passare notti insonni o trovarsi in situazioni di forte stress psicologico; dall’altra, il bisogno delle persone con i figli di trovare nella società spazi non ghettizzanti e, quindi, colpevoli di contribuire alla solitudine genitoriale che, nella società attuale, è una piaga dilagante pagata a caro prezzo da chi ha bambini, in termini di salute mentale e isolamento.
Perennemente con la musica in sottofondo e un libro di Flaubert in borsa, amo le grandi città e i temporali. Da bambina volevo diventare una scrittrice di gialli. Collaboro con Roba Da Donne, DireDonna e GravidanzaOnLine.
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